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‘Ralph Spacca Internet’ è un avvertimento sui pericoli del web

Tra divertimento per famiglie e satira sociale, gli eroi dei videogiochi si avventurano nel mondo dei 'Mi piace' in uno spassoso e talvolta ossessivo sguardo sulla vita online.
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Un’enorme discarica distopica e una cosmopoli al neon, che fa impallidire Tokyo, la Los Angeles di Philip K. Dick e Times Square a Capodanno. È un posto squallido dove ci sono troll in agguato sotto ogni ponte e nella maggior parte dei tuoi contenuti. È un luogo affollato – troppo affollato, un bazar aperto 24 ore su 24 sempre in trambusto e peino di gente. Qualcuno dà consigli utili, altri sono il pericolo personificato (non passate al lato oscuro). Tutti vogliono venderti qualcosa. Tutti vogliono farti toccare le stelle o le stalle. È un alveare di feccia e cattiveria. Alcuni lo chiamano inferno, noi lo chiamiamo Internet.

Questo è il panorama che accoglie gli eroi di Ralph Spacca Internet, un Ralph Spaccatutto 2 con un altro nome, un sequel che diventa un trattato sul nostro incubo online. Prima, qualche spiegazione: Ralph (John C. Reilly), l’ex cattivo dei videogiochi con le mani giganti, continua a distruggere edifici in modo che la sua nemesi in 8 bit, Fix-It Felix (Jack McBrayer), possa riparare i suoi danni. Vanellope von Schweetz (Sarah Silverman) invece scorrazza in Sugar Rush, continuando a glitchare come una pazza. Entrambi trascorrono le loro giornate facendo il loro lavoro, distruggendo e correndo, e le loro serate in sella alle moto di TRON o facendo gare di rutti all’interno di Tappers. Ralph è felice. “Perché dovrei interrogarmi sulla vita”, chiede, “quando la mia è perfetta?”. Vanellope invece è in crisi esistenziale.

Quindi, per farla breve, Ralph si intrufola in una gara di Sugar Rush per movimentare un po’ le cose per la sua amica; finisce nel caos, un fuggi fuggi di caramelle e il vero giocatore che rompe il volante del cabinato. Game over, per sempre – o almeno finché i due non sentono nominare eBay, dove c’è un vecchio volante in vendita. E ovviamente il proprietario della sala giochi ha appena messo su il wifi. Tutto quello che devono fare è arrivare in questo posto mistico, recuperare il pezzo e, boom, tutto risolto. Così navigano nel Web. E qui iniziano le urla.

I registi Phil Johnston e Rich Moore, con una sceneggiatura scritta da Johnston e Pamela Ribon, trovano un terreno comune tra divertimento per famiglie e satira sociale. Ognuno di noi ha degli avatar con la testa quadrata, che corrono da un grattacielo all’altro. (È difficile dire se le insegne riconoscibili di Amazon, Snapchat e Fandango, per citarne solo tre, siano cammei o product placement). Mr. Knowsmore – una parodia del maggiordomo di Ask Jeeves doppiato da Alan Tudyk – offre suggerimenti. Un pop-up pubblicitario chiamato Spamily (un non accreditato Bill Hader) suggerisce un piano per diventare ricchi, che comprende un multiplayer online chiamato Slaughter Race, un incrocio tra Grand Theft Auto e il traffico dell’ora di punta in un giorno più nebbioso del solito. Un mondo tanto aperto affascina Vanellope in crisi d’identità, così come il boss finale del gioco, Shank (Gal Gadot). BuzzTube e il suo algoritmo principale Yesss (strepitosa Taraji P. Henson) danno a Ralph la possibilità di diventare un fenomeno virale; più veloce di quanto tu possa dire “lasciate in pace Britney”, il nostro uomo sta innestando la sua testa su una capra belante e spaccando con un cosplay di Bob Ross mentre alimenta una dipendenza da “Mi Piace”. E poi ci sono le principesse.

Ah sì, le principesse. Vanellope viene inviata a sorpresa in un sito web Disney, ovvero un’orgia virtuale di sinergie aziendali in cui Marvel, Star Wars, Pixar e altre proprietà intellettuali si mescolano. Tutti, da Groot a Eeyore, dagli stormtroopers a Stan Lee (R.I.P.) passano di lì. Poi Vannellope si imabtte nel camerino delle fanciulle della scuderia di Topolino, che si trasforma rapidamente in una critica concisa e tagliente su tutto lo stereotipo di un-giorno-il-mio-principe-arriverà. È un jujitsu di cultura pop che fa percepire Ralph Spacca Internet come se stesse davvero cercando di sfruttare tutto il successo di Mickely Mouse e soci, aiutando a suo volta a venderlo. Come costruisci un meta momento che fa parte del materiale promozionale del film – è nel trailer – e rende ancora difficile vedere Cenerentola come qualcuno che taglierebbe una donna con una scarpetta di vetro rotta? Questa è la prima prova, e il fatto che avvenga nel bel mezzo di una sequenza brand su brand, o forse di un incontro di azionisti animati, lo rende sicuro o due volte più sovversivo. La scena culmina con le principesse che consigliano a Vanellope di cantare mentre fissa il proprio riflesso nell’acqua e con un’ode scritta da Alan Menken all’utopia urbana di Slaughter Race. In un anno senza Shallow di A Star is Born, questo brano avrebbe vinto l’Oscar a mani basse.

E visto che è un film Disney e la sua visione è adatta a tutti, il ragazzone del titolo non si imbatte mai in razzisti o fascisti da poltrona su Twitter (probabilmente li stanno tenendo in caldo per Ralph 3). Ma passa da una sezione di commenti sui suoi video, che dà il via a un ultimo atto che inchioda la scarica di endorfine e la depressione a spirale che caratterizza la sensazione di spendere troppo tempo online. Un pubblico così volubile e celebrità tanto fugaci lo fanno per i lulz e per i meme. Ralph spaccherà Internet o viceversa? È dolorosamente riconoscibile, questo bisogno, così come l’ascesa e la caduta. Ralph, c’est moi.

Ralph comincia anche a essere geloso e possessivo quando la sua amica prende in mano la sua vita, cosa che lo porta nel Dark Web (dove vorresti che trascorressero un po ‘più di tempo) scatenando un virus Eye-of-Mordor per riconquistarla. Quello che segue è, in una parola, da incubo, e attingendo da World War Z, King Kong e altri film horror, il suo climax tossico-mascolino-impazzito in cima a una torre di Google potrebbe perseguitarti. Ralph Spacca Internet è ancora un blockbuster d’animazione, un prodotto Disney e la continuazione di un franchise, che incoraggia a prendere il controllo dei propri difetti, a trovare la propria tribù, a fare nuove amicizie e a mantenere quelle vecchie. Ma è anche un avvertimento: meglio non passare così tanto tempo in rete. Magari provate ad andare al cinema.

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