Ero convinto che Ryley Walker avesse pubblicato un disco non più tardi di sei mesi fa, invece sono passati due anni dal suo ultimo lavoro. Questo la dice lunga su non so cosa, ma su qualcosa la dice lunga. Posso dire di voler bene a Ryley e di essere un suo ascoltatore della prima ora, ma questa affermazione si ridimensiona se confesso che non riesco a ricordarmi se sono andato a sentirlo dal vivo o se avevo solo intenzione di farlo. Questo la dice lunga su non so cosa, ma su qualcosa la dice lunga.
In ogni caso, immaginando un podio dei miei folk-singer preferiti degli ultimi anni, dopo Kevin Morby e Cass McCombs si gioca il posto Walker, anche perché occuperebbe lo slot classico, ’60, hippy capellone figlio dei fiori scalzo coi pantaloni a zampa di elefante. Allo stesso tempo, tra i suoi brani, faccio fatica a indicarne qualcuno che amo in particolare, perché è l’atmosfera generale che crea, a interessarmi.
Ho provato la stessa sensazione per Deafman Glance, sempre a metà fra Van Morrison e Nick Drake, un filo più improvvisato e psichedelico, per esempio in Accomodations o Can’t Ask Why che mi hanno fatto pensare a qualche pezzo minore dei King Crimson, il che la dice lunga…