Aphex Twin - Syro - La recensione | Rolling Stone Italia
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Aphex Twin – Syro

Richard D. James è stato così avanti per così tanto tempo che per lui tornare indietro non è di certo un problema. A giugno, il padrino della EDM (Electronic dance music) aveva approvato la pubblicazione in edizione limitata di un album dimenticato del 1994, che suonava decisamente moderno. Lo stesso accade per Syro, la prima […]

Richard D. James è stato così avanti per così tanto tempo che per lui tornare indietro non è di certo un problema. A giugno, il padrino della EDM (Electronic dance music) aveva approvato la pubblicazione in edizione limitata di un album dimenticato del 1994, che suonava decisamente moderno.Lo stesso accade per Syro, la prima nuova produzione musicale di Aphex Twin dal 2001. Pieno di accenni al jazz-funk degli anni '70, è la risposta elettronica che soppianta l'abbaglio nostalgico di Random Access Memories dei Daft Punk.Come sempre, James costruisce una sua sala degli specchi: voci spettrali e ambienti argentei svettano su beat che ti puoi immaginare che possano distruggere uno stadio, mentre danzi con le cuffie sulle orecchie.Gli snob ingrigiti una volta la chiamavano "intelligent dance music". Ancora adesso, in pochi riescono a farla meglio.

Richard D. James è stato così avanti per così tanto tempo che per lui tornare indietro non è di certo un problema. A giugno, il padrino della EDM (Electronic dance music) aveva approvato la pubblicazione in edizione limitata di un album dimenticato del 1994, che suonava decisamente moderno.

Lo stesso accade per Syro, la prima nuova produzione musicale di Aphex Twin dal 2001. Pieno di accenni al jazz-funk degli anni ’70, è la risposta elettronica che soppianta l’abbaglio nostalgico di Random Access Memories dei Daft Punk.

Come sempre, James costruisce una sua sala degli specchi: voci spettrali e ambienti argentei svettano su beat che ti puoi immaginare che possano distruggere uno stadio, mentre danzi con le cuffie sulle orecchie.

Gli snob ingrigiti una volta la chiamavano “intelligent dance music”. Ancora adesso, in pochi riescono a farla meglio.