Quale sarà l’eredità degli Anni Dieci per le future generazioni? Probabilmente nessuna. Non tanto per una damnatio memoriae da riservare a un decennio intero, ma perché potrebbero non esserci letteralmente future generazioni a raccogliere quella eredità. Ancora non sappiamo se entro il 2050 l’umanità sarà cancellata dal cambiamento climatico o se ci penserà un meteorite, la speranza ovviamente è quella di riuscire a sopravvivere e a sfangarla ancora una volta. In quel caso allora chissà, il ricordo di questi giorni assumerebbe una forma tutta nuova, potrebbero essere i giorni della salvezza, quelli in cui siamo riusciti a capire in tempo come cambiare direzione e a ragionare per il bene di tutta la nostra specie nei secoli a venire e non per l’interesse a brevissimo termine di pochi. Per il momento però, almeno secondo i Bastille, questi rimangono “giorni dannati”, su cui aleggia una nube apocalittica e nei quali continuiamo a prendere decisioni sbagliate.
Doom days è il terzo album della band londinese, che dopo il successo mondiale di Wild World – a sua volta successore del dirompente esordio Bad Blood – dimostra di essere ancora in ascesa e in crescita, nonostante gli enormi traguardi raggiunti. Il sound è ancora più curato, la voce di Dan Smith più in forma che mai, la commistione tra le primordiali reminiscenze indie-pop (che diventano molto più che una reminiscenza in 4AM, per esempio) e le contaminazioni elettro e synth pop, è ancora più raffinata.
Se apocalisse sarà, la soluzione però non è certo quella di disperare e di rinchiudersi a casa: Doom days è un disco buio, ma solo perché ambientato principalmente di notte. La doppia chiave di lettura permette a quasi tutti i brani di adattarsi alla scala 1:1 delle relazioni personali o in una ben più vasta che riguarda i destini appunto dell’umanità. In entrambi i casi la soluzione è quella di mantenere viva la speranza, cercare dove possibile l’ironia e un po’ di leggerezza, mantenersi informati nonostante la miriade di fake news, ma anche uscire la sera e svagarsi con gli amici per le strade luminescenti delle città del futuro, evitando di stare sempre con la faccia sullo schermo di uno smartphone per chattare o per guardare i porno.
Insomma, sotto una flebile mano di vernice di gioia e speranza si vede che per i Bastille (live al Fabrique di Milano il 3 luglio) la situazione sia irrecuperabile e allora tanto vale aspettare il bagliore finale con un bel sorriso in faccia o meglio ancora con una persona da amare, (Those nights) che sia l’ultima notte del mondo o una notte qualsiasi, meglio starsene a copulare, che mettersi a cercare gli amici che sono tutti spariti e nessuno risponde sui gruppi Whatsapp e mi sa tanto che quei gruppi li hanno silenziati per sempre e ne hanno creati altri senza di noi.