Il Cacciatore Gracco, la recensione | Rolling Stone Italia
Recensioni

Il racconto incompiuto di Kafka diventa un fumetto (bellissimo)

'Il cacciatore Gracco' è la migliore opera di Martoz, la prova di un processo creativo impressionante

“Lei è morto?” “Sì”, disse il cacciatore, “come lei può notare. Molti anni fa, nella Foresta Nera, precipitai da una roccia mentre inseguivo un camoscio. Da allora sono morto”. “Eppure lei è anche vivo?”, disse il sindaco. “In un certo senso”.

Il cacciatore Gracco è un racconto di Franz Kafka rimasto incompiuto. Ne abbiamo solo pochi passi, in cui si parla di un uomo, Gracco, morto senza essere riuscito a raggiungere l’aldilà, e quindi costretto a vagare per il mondo nella sua stessa bara. È un racconto misterioso, gotico, poco “kafkiano”, che Martoz, 27enne tra i migliori fumettisti della sua generazione, ha usato come slancio per Il Cacciatore Gracco, il suo esordio nella casa editrice diretta da Ratigher.

Si tratta di un’opera enorme, in grado di attaccare il lettore con tavole fitte di dettagli, dialoghi e una trama labirintica. «L’idea mi è venuta anni fa, ma ho avuto occasione di lavorarci solo ora», ci racconta Alessandro Martorelli, vero nome dell’autore. «Questo è l’anno del centenario del racconto, e quello in cui la mia ragazza si è trasferita in Germania, dove ho passato molto tempo». Parte del racconto – e del libro – è ambientato nella Foresta Nera e a Friburgo, che Martoz ha potuto disegnare con attenzione per i particolari, «come per esempio i caratteristici mosaici sul pavimento».

Il risultato è un notevole e ulteriore passo avanti per Martoz, che ha prestato attenzione alle varie, assurde lingue che caratterizzano i personaggi della storia. «Gracco torna sulla Terra dopo un tempo indefinito, e trova personaggi che parlano una lingua leggermente differente dalla nostra», ha spiegato l’autore. «Mi sono basato su iniziali modifiche alle parole che usavo quando cantavo dei motivetti: alcune mi sembravano più belle se modificate, secondo misteriose esigenze emotive o sonore. Per esempio “amiore” al posto di “amore”». La ricerca culmina nel personaggio del Sindaco, che, trasformato in narratore, conserva una lingua sua, riconoscibile, prova di un progresso creativo che rende Il cacciatore Gracco la migliore opera di Martoz, a oggi.

Altre notizie su:  Martoz