C’è stato un tempo in cui Vince Staples era considerato un rapper gangsta. Diciamocelo, è più un rapper realista. La sua musica ha a che fare con la violenza, sì, ma nella sua forma più basica e umana: ordinaria e quotidiana, eppure capace di oscurare il sole della California. Niente a che vedere col calore: è imperturbabile e beffardo, cerebrale e laconico, gelido e pacato. “Mamma ha conosciuto papà e mi hanno avuto nel ghetto”, canta ad esempio in Magic, un estratto del suo nuovo album Ramona Park Broke My Heart. “Mi hanno dato una calibro 38 e mi hanno detto che ero speciale”.
C’è una cosa che Staples, 28 anni, fa benissimo: scrivere versi dritti e solenni che vi sembra d’avere orecchiato in qualche angolo della strada. Il suo ultimo album, Vince Staples del 2021, era zeppo di dettagli rivelatori senza però risultare troppo appariscente. Era un disco introspettivo, che abbinava immagini di povertà e violenza alla luce della produzione di Kenny Beats, uno passato dall’EDM al beatmaking hip hop. All’album, insomma, mancava la verve dei lavori migliori di Staples come Summertime 06 del 2015.
È una trappola in cui Staples non cade in questo disco. La produzione è più affilata, il suono colorato, maestoso e contraddittorio, è musica da ascoltare in un guardino con buchi di proiettili sui muri e fiori che sbocciano, l’ambiente perfetto per i sermoni di Staples sulla lotta nel ghetto. Il pezzo migliore è East Point Prayer, con Lil Baby e un testo che dice “siccome questi negri vogliono farci la guerra / Lecca un proiettile, occhi iniettati di sangue”. Staples canta con tono monotono e pacato, come se dovesse inalare ossigeno tra una frase e l’altra, bilanciato dalla morbidezza del legato di Lil Baby.
Staples continua a mettere in musica la vita d’un adolescente in un posto violento. Solo che la racconta con lo sguardo di un adulto che è riuscito a mettersi alle spalle Long Beach portando con sé un carico di rimpianti e desideri. When Sparks Fly è una canzone d’amore per un’arma, nella vena di Nas, ma meno appariscente e con una produzione notevole. Papercuts, coi suoni di DJ Dahi, sembra presa dalla colonna sonora di un film di Barry Jenkins con Staples che rappa: “Registro le chiamate dei miei amici, spero che liberino i miei partner, sto ancora pensando a quello che è scappato, sono pazzo di te”.
Forse per il suo carattere da bastian contrario, Staples ha spesso fatto dischi tanto, troppo brevi. Questo è invece lungo e denso. La produzione di Mustard e DJ Dahi è perfetta per le rime sempre notevoli. Staples non ha però perso il vizio di lasciare la voce indietro nel mix, come avviene nella grezza Bang That, dove il testo quasi sparisce rispetto alla solennità di altre rime dell’album.
Ramona Broke My Heart è il disco d’un rapper che vuole spiazzare, se non addirittura distruggere le nostre aspettative. È una cosa che Vince Staples fa benissimo e col giusto carisma. A volte però questa sorta di noncuranza sconfina nell’apatia delle interpretazioni vocali. Forse sta solo cercando di proteggersi e di tenerci a distanza, stimolandoci il gusto per tornare e volerne di più. Un sacco di cose che accadono in questo disco – flow densi, ritmi penetranti, rime pungenti – lo rendono particolarmente significativo. Ma non vi si può criticare se sospettate che non lo sia affatto.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.