Questo sabato, migliaia di newyorkesi hanno inondato l’aeroporto internazionale JFK per protestare contro l’ordine esecutivo voluto dal presidente Trump per impedire agli islamici di entrare negli Stati Uniti. Nonostante la protesta sia iniziata all’aeroporto di New York come risposta alla detenzione di due cittadini iracheni – paese incluso nella lista nera di Trump – le dimostrazioni si sono diffuse a macchia d’olio in tutto il paese dato che in tantissime sono le notizie di musulmani trattenuti in diverse città degli Stati Uniti.
Venerdì scorso Trump ha fatto un passo avanti verso l’espulsione di massa dei cittadini islamici promessa in campagna elettorale, approvando l’ordine esecutivo per cui per 90 giorni sarà vietato ai cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana di entrare negli Stati Uniti mentre, per 120 giorni, sarà respinta qualunque richiesta d’asilo nel paese. Il caso vuole che il presidente degli Stati Uniti abbia firmato l’ordinamento proprio venerdì, in occasione della Giornata della Memoria, coincidenza che non è andata giù ai familiari delle vittime dell’Olocausto.
La protesta, iniziata a New York nel pomeriggio, è sfociata con migliaia di persone a presidiare l’aeroporto per tutta la notte. La protesta ha infine raggiunto una vittoria, seppur parziale, quando in un tribunale di Brooklyn il giudice Ann Donnelly ha accolto la richiesta di una procedura d’urgenza dell’Aclu (l’American Civil Liberties Union), ordinando alle autorità di non procedere all’espulsione di 100 persone sulle 200 in totale detenute negli aeroporti del paese in seguito al provvedimento richiesto da Trump – fra cui molti bambini e tantissime persone già munite di regolare visto d’ingresso negli Stati Uniti.
Victory!!!!!! pic.twitter.com/uyza3zrQSX
— ACLU National (@ACLU) 29 gennaio 2017
In un’intervista telefonica rilasciata a Rolling Stone nella tarda serata di sabato, l’avvocato dell’Aclu che si è occupato del caso, Lee Gelernt, ha accolto il provvedimento del giudice come una vittoria solo parziale: «Chiunque è arrivato nel paese ed è rimasto coinvolto nell’ordine esecutivo emanato da Trump non potrà essere espulso finché la corte non riterrà lecito l’ordine ma rimangono tantissime le persone ancora ingiustamente in custodia».
Sono stati tantissimi, inoltre, gli avvocati volontariamente accorsi negli aeroporti del paese per supportare la protesta dato che rimane alto il numero di persone detenute nonostante in possesso di regolare permesso. Tanti sono anche i familiari delle persone trattenute fra cui un cittadino dello Yemen che, parlando con i giornalisti, ha raccontato di come sua madre 67enne e malata di diabete sia tutt’ora in stato di fermo nonostante in possesso di un visto approvato a gennaio.