Uscito ieri il documentario Mizu – L’Acqua come fonte di vita, prodotto da Emy Productions in collaborazione con TaTaTu con l’obiettivo di esplorare il profondo legame che esiste tra l’Italia e il Giappone, andando oltre le differenze e le superfici.
Ma perché l’acqua? Perché, innanzitutto, senza di essa la vita sul nostro pianeta non sarebbe possibile. E poi, perché sia l’Italia che il Giappone sono accomunati dalla presenza del mare di corsi d’acqua, che hanno usato nel tempo per sviluppare le rispettive civiltà. Anche, naturalmente, attraverso il cibo: e cioè pesca, agricoltura, irrigazione.
Per esplorare questo legame incontreremo Claudio, un cuoco veneziano, che attraverso la storia di un celebre pescatore della laguna costruirà un ponte verso il Sol Levante. Ma anche un produttore di riso del vercellese, che esplorerà le similitudini tra le sue coltivazioni e quelle analoghe del Giappone. A Milano, infine, un importatore di sakè parlerà del suo viaggio alla scoperta dell’Oriente, e di tutto ciò che, merceologico o meno, si è portato dietro al suo ritorno.
Dunque passione, vocazione e appartenenza. Queste le parole d’ordine del viaggio di Mizu, che il regista Marco Fabbro commenta così: «Il nostro obiettivo con questo documentario è dimostrare che nonostante le differenze
apparenti, le connessioni tra culture possono essere sorprendentemente profonde e significative. Questo viaggio attraverso cucina, storia, filosofia e sakè sarà un’esperienza affascinante per gli spettatori, e speriamo che possa ispirare un maggior apprezzamento delle connessioni che ci legano».
Mizu – L’acqua come fonte di vita è un documentario di Marco Fabbro, scritto da Sophie Cavaliero, prodotto da Giovanni e Giada Franchini con la supervisione creativa di Francesco Maria Dominedò e la produzione esecutiva di Daniele Gramiccia. Post produzione audio-video, color grading e mastering a cura di Arte Video. Distribuzione Tatatu di Andrea Iervolino.