«Ma cosa fa?! Però mi piace», mi sta dicendo la voce femminile tra un mormorio di piacere e l’altro. Lui le ha appena messo una mano sotto la gonna (superando le autoreggenti che lei adora indossare anche per andare a comprare le zucchine all’Esselunga) e ha già spostato le mutandine. Ha iniziato a toccarla, e lei si vergogna di essere già così eccitata, ma un «chissenefrega» (riporta il copione) fa superare subito l’imbarazzo. Tanto, chi cazzo lo conosce (direbbe Lino Banfi)? Lui è solo un tizio qualunque, uno sconosciuto che si è seduto nella poltrona accanto alla sua quando la sala mezza vuota di quel cinema di periferia era già avvolta nell’oscurità. Due minuti dopo, lei non ha ancora visto – e io ho timore di immaginare – che faccia abbia il seducente John Doe che le fa strusciare le gambe sul velluto lercio di pop-corn e Coca-Cola (e dio solo sa che altro), di una seduta di quelle; ma ormai non importa. A quel punto lei è troppo impegnata ad aprirgli coi denti la zip dei pantaloni e a trovare il suo sesso gonfio di piacere; e io a cercare su Spotify un altro podcast che non sia Racconti erotici di sesso esplicito e immediato, ché dopo la pandemia sono ancora troppo in ansia da Amuchina e norme igieniche per questo Sesso con uno sconosciuto in un cinema di periferia.
Ora sono a Roma, in una trattoria dove fanno delle bruschette così pazzesche che piacciono tanto a tutti, ma soprattutto al protagonista di questa storia spicy. La narratrice mi dice con accento straniero che quello seduto al tavolo in questo mezzogiorno di un sabato qualunque è un uomo di mezza età, alto, moro; «un poeta a tutto tondo» che cammina compiendo «dei salti leggeri» che esprimono «tutta la sua eccentricità»; uno che legge il giornale e ama quel genere femminile sempre considerato «il miglior regalo che il Creatore potesse avergli fatto» (è pur sempre un poeta, s’è detto). Lui guarda fuori dalla finestra, è in attesa. Ha mangiato un sexy panino, ma ora inizia a fremere al punto che chiede al giovane cameriere (fate attenzione a questo personaggio) quando arriverà lei: la donna tra i 25 e i 30 anni (annotare) che ha un «fascìno ipnotico» tale da accendere il desiderio di ogni uomo. E infatti, non appena quella entra nel locale sui suoi «sandàli rossi», tutti le puntano gli occhi addosso; ma lei va dritta verso il bancone e chiede al cameriere (rieccolo) un drink. D’improvviso, il colpo di scena: un paio di mani che arrivano da dietro direttamente sui suoi fianchi, e una voce (molto poetica) che le dice all’orecchio che l’aspettava. Lei che si sporge un po’ in avanti, e lui che le preme «tutta la sua virilità» addosso mentre inizia a strusciarsi; il cameriere che da dietro il bancone guarda eccitato, ma anche un po’ impaurito e invidioso. Il contesto: sempre quella trattoria romana, che nella caciara del turno di mezzogiorno (la mia immaginazione galoppa), continua a servire bruschette e panini sulle tovagliette di carta. Poi i due se ne vanno a casa, dove vogliosi iniziano a spogliarsi: ma a quel punto devo pagare qualcosa se voglio continuare a sentire cosa succede in questo A bocca aperta, un racconto scritto e narrato da tale Nadia Boyko. Decido di passare (per me il massimo dell’eros era il giornale cartaceo acquistato), ma grazie: preferisco continuare a sentire il Dyson che aspira la polvere sopra quello zoccolino dimenticato.
Sia chiaro: il problema qui non è certo di chi apprezza – o scrive – le storie di cui sopra (un plauso all’impegno e al coraggio); ma di chi – alzo la mano – si illude di poter trovare tra gli scaffali (audio) italiani qualcosa che sia al livello di Dipsea e Quinn. In altri termini: delle due piattaforme made in USA che, rispettivamente dal 2018 e dal 2019, continuano a offrire alle donne (ci torniamo) degli audio erotici capaci di solleticare qualsiasi fantasia. Il tutto con un’unica regola: alzare il volume. E pagare un abbonamento che, se prendiamo nello specifico il caso di Quinn, è ben poca cosa rispetto al repertorio offerto dai vari creator (ovvero: le voci narranti) che di storie articolate o più semplici ansimi ne riempiono intere categorie – suppergiù le stesse che si trovano su Pornhub e compagnia bella.
Voi chiedete: “Il gioco vale i 4.99 dollari al mese di Quinn?”; e io rispondo: “Jesse Williams che vi sussurra all’orecchio tutte le volte che volete una storia di quelle (nello specifico: The Misty Door) per voi li vale?”. Traete le vostre conclusioni, ma io di fronte ai commenti entusiastici delle utenti («Voglio che chiunque conosco senta la magia che questa storia fa sentire a me dappertutto», cit.) una chance, nel dubbio, gliela darei.
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Persone all’ascolto (ma non dei podcast di cui sopra), aprite bene le orecchie: se vi sembra tanto assurdo che ci si possa eccitare anche senza vedere un video porno è perché forse vi siete scordati che negli anni ’90, per non andare troppo lontano, si alzava la cornetta nel cuore della notte e si chiamava il numero in sovrimpressione sul canale hot di turno per (non) parlare con la tizia mezza nuda che si strusciava al ralenti. E uomini, fatevene una buona ragione: a quanto pare alle donne gli audio erotici piacciono tanto; anzi, tantissimo (e anche se non c’è un bellone di Grey’s Anatomy a fare la registrazione).
D’altronde, qui il rimando non è più alle vagine e ai peni in primo piano; agli zoom sulle eiaculazioni in faccia; alla violenza che (guarda caso) fa godere tanto quella lì che subisce; alle sequenze, in generale, che spesso e volentieri sono costruite ad hoc per un pubblico maschile che – inutile girarci intorno – guarda più alla meccanicità dell’azione che alla stimolazione della fantasia. Con il sexy storytelling la storia è ben diversa: quella a cui si accede è una sfera più intima, mentale. In definitiva: più femminile. O almeno – così si legge nella ricerca condotta dalla piattaforma di educazione sessuale OMGYes in collaborazione con il Kinsey Institute, con la quale si è evidenziato come il 90% delle donne usi il mental framing (ossia: l’organizzazione mentale, il processo che ci porta ad analizzare le nostre esperienze) – per spegnere i pensieri distraenti e focalizzarsi sul piacere. Tanto che molte lo ammettono senza problemi: per eccitarsi, s’ha prima da percorrere certe strade di fantasia. Perché si può e si deve parlare di parità dei sessi: ma non si dica che a letto uomini e donne funzionano uguali.
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Videos are for men, sounds are for women: se è vero infatti che le statistiche di Pornhub relative al 2022 dicono che il numero delle utenti donne è in aumento (e perlopiù con fruizione di contenuti lesbo, sia detto), è altresì vero che quelle del Survey Center on American Life confermano come il pubblico maschile acceda ben quattro volte di più a un sito di quelli. E, in aggiunta, se è tanto vero che nel 2020 con il lockdown c’è stato un boom generale di iscrizioni alle piattaforme che propongono audio erotici (la sola Dipsea ha registrato un aumento dell’84%), è anche altrettanto vero che ben il 61% dei nuovi utenti di Frolicme (a detta della CEO e fondatrice Anna Richards) è composto da donne.
Perché se non fosse ancora chiaro, al di là di tutte le ricerche e le testimonianze e le verità del caso, con i podcast erotici stiamo proprio parlando di questo: di un business creato dalle donne per le donne. Tanto che le fondatrici di Dipsea Gina Gutierrez e Faye Keegan lo dicono chiaramente: «Come donne, era facile vedere il divario: ci sembrava che la storia della sessualità femminile fosse rimasta incompiuta. Il sesso è tanto mentale quanto fisico, quindi tutti abbiamo bisogno di più di un vibratore incredibile. Certo, ci potrebbe essere un capitolo in quel libro a cui si torna sempre, ma non è abbastanza. Volevamo sentire storie che sembravano fatte per noi, per le nostre amiche, e per tutte le donne che si sentivano sensuali ma non si connettevano davvero con le loro vite ed esperienze». E lo stesso vale per Caroline Spiegel: «Ho capito quanti strani sentimenti e vibrazioni abbiamo riguardo al sesso, in particolare il piacere femminile. Ho iniziato a chiedere alle mie amiche se avessero delle difficoltà col sesso, ed è stato come aprire la diga di un fiume». Tanto che da lì fu Quinn, e il piacere, l’inclusione, il Jesse Williams che a quanto pare è più bollente di quel tortino col cuore di cioccolato.
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Questo audio si intitola The Library, e sono 43 minuti e 58 secondi a mia disposizione. Non l’ho scelto, mi è apparso così entrando sul sito di Quinn; è un regalo, un assaggio per le non (ancora) abbonate. Lui parla in inglese e sbiascica un po’, ma lo capisco; lei non dice niente, perché quella lei sono io all’ascolto, che sono sul divano ma intanto consiglio a questo tizio dei libri; lui è sexy in modo drammatico. Parla, parla, parla di continuo (è chiaro). A un certo punto ci sono i baci sul collo (smack smack, con tanto di saliva), il mormorio di sottofondo, e qualche “fuck” sussurrato mentre consumiamo un rapporto in questo angolo appartato. Mando avanti verso gli ultimi secondi, l’orgasmo finale (di lui) è completo. E sarà che trovo la voce di questo creator attraente come un chewing-gum masticato, o quello che dice e come lo dice più vicino alla molestia che al flirt, ma eccomi di nuovo punto e a capo: preferisco il suono del Dyson che aspira lo zoccolino della cucina.
Però, amiche, facciamolo: prendiamo esempio dalle americane. Valutiamo anche per noialtre donne italiane le possibilità di quest’isola dove il sole ci bacia la pelle e dove il succo di una noce di cocco è più dolce che mai. Per cominciare: qualcuna ha mica il numero di telefono di Luca Ward?