Su uno sfondo verdeggiante, una donna in calze a rete tiene al guinzaglio Vladimir Tenev, il CEO della app di trading Robinhood – quella che lo scorso gennaio è stata coinvolta nel caso GameStop e si è fatta una cattiva fama per aver sospeso all’improvviso la possibilità di acquistare azioni dell’azienda. Tenev ha le mani giunte in segno di supplica e sotto c’è una didascalia: “Mettiti in ginocchio e chiedi perdono, Vlad. Ti derubo e ridistribuisco la tua ricchezza, mentre ti tengo al guinzaglio e ti costringo a guardarmi mentre mi fotto Wall Street come tu ti sei fottuto i piccoli investitori”.
Il titolo dell’opera è Making Vlad My Bitch ed è stata venduta su Rarible, un sito di scambio di criptovalute, per 1 Ethereum, ossia 1.772 dollari. L’autrice è Cryptonatrix, una dominatrice e artista che si è specializzata in quello che lei chiama “dominazione che commenta temi politici e sociali”. Altri suoi lavori includono What’s the Safe Word, Elon (un’immagine di un grosso piede che schiaccia la testa di Elon Musk) e un’immagine di due strapon piegati che quasi si toccano sullo stile del famoso affresco di Michelangelo nella Cappella Sistina. Li ha venduti quasi tutti per prezzi che variano dalle centinaia alle migliaia di dollari, anche se nessuna delle opere esiste fisicamente.
Si tratta infatti di NFT, o “non-fungible tokens”, delle scatole digitali progettate per ccontenere un oggetto digitale da collezione, l’equivalente di un autografo o un francobollo raro. Nel mondo dell’arte sono l’ultima moda: di recente Grimes ha venduto uno dei suoi NFT, un video di 50 secondi, per 390mila dollari; la collezione d’arte in edizione limitata venduta come NFT da Steve Aoki è stata venduta in totale a 4,25 milioni di dollari; l’artista Beeple ha venduto tramite la casa d’aste Christie’s un NFT per la somma record di 69 milioni di dollari. E il fondatore di Twitter Jack Dorsey sta per mettere in vendita come NFT il primissimo tweet della storia, scritto da lui, per cui l’offerta più alta per ora è di 2,5 milioni di dollari.
Fuori dalla comunità di interessati alle criptovalute, c’è molto scetticismo intorno ai NFT e al loro valore sul lungo periodo. Ma all’interno dell’industria dell’intrattenimento per adulti, che è nota per essere molto veloce nell’adottare le novità tecnologiche, diversi creatori e creatrici di contenuti hanno già cominciato a sperimentare con i NFT per la loro clientela, piccola ma affezionata.
“A molti compratori non interessa acquisire queste cose tramite blockchain, perché si vogliono solo masturbare”, ha spiegato a Rolling Stone Cryptonatrix, che ha cominiciato a creare e vedere NFT lo scorso settembre. “Ma ce ne sono anche molti altri che adorano l’idea di essere gli unici a possedere una certa immagine della loro sex worker preferita”.
In passato, le sex worker si sono avvicinate alle criptovalute perché “storicamente hanno sempre avuto problemi con la censura”, spiega Aella, una sex worker che ha venduto diversi nudes – che aveva precedentemente caricato su varie piattaforme – come NFT a circa 600 dollari l’uno. Questo perchè molte piattaforme di pagamento mainstream, come PayPal, si sono rifiutate di processare le transazioni provenienti dai creatori di contenuti per adulti e dalle sex worker, congelando i loro fondi.
In più, le sex worker hanno anche sempre fatto fatica a mantenere una presenza sulle grandi piattaforme social, dove spesso vengono shadowbannate o bannate del tutto per le minime violazioni delle linee guida sui contenuti. Per questo, alcune di loro vedono i NFT come un modo di diversificare i loro introiti, assicurandosi allo stesso tempo che nessuno possa eliminare i loro contenuti. “Non è una soluzione perfettta, perché non è chiaro quali siano le policy di queste piattaforme riugardo al nudo, ma c’è molto potenziale e molta libertà”, afferma Aella.
Allie Eve Knox, un’altra dominatrice e creatrice di contenuti per adulti, sta attualmente vendendo all’asta Allie in the City, Two – una foto in cui viene ritratta come una gigantessa che incombe sopra un famoso edificio di Madrid. Si tratta del seguito di Allie in the City, One, venduto come NFT su Rarible per 510 dollari. Entrambe le opere non sono state fatte da lei ma da uno dei suoi clienti, un uomo che si fa chiamare Dog_editor, per 15 dollari. Intervistata da Rolling Stone, Knox afferma che per lei i NFT sono un grande affare: se in futuro qualcuno deciderà di vendere un suo NFT a lei andrà automaticamente il 30% del prezzo. “Gli uomini coi soldi se li stanno passando all’interno della counità, e io ho colto l’occasione perché mi servivano soldi”, spiega. “Non voglio cambiare il mondo dell’arte. Voglio solo farmi pagare”.
Secondo Knox creare NFT è anche qualcosa di simbolico per i sex worker. In un mondo fatto di siti porno che campano sulla pirateria, il porno venduto tramite NFT può aiutatre a cambiare il modo in cui lo consideriamo – e cioè come un prodotto usa e getta. “Ai vecchi tempi di Limewire, la gente scaricava tutto quello che trovava semplicemente perché poteva farlo, ed era stata educata a pensare che il porno fosse facilmente disponibile ovunque. Insegnare alle persone che l’arte, la musica e il porno si paga è un passo positivo per chi fa sex work, perché incoraggia il fatto di investire i propri soldi in contenuti esclusivi e personalizzati”.
Ma ci sono anche dei lati negativi. Secondo Knox, i costi di transazione possono essere molto alti, e in più bisogna considerare l’ambiguità e l’insciurezza riguardo al futuro delle criptovalute, che funge da barriera all’ingresso. In più, non è chiaro se i siti che oggi permettono di creare NFT porno continueranno a farlo o se faranno come le piattaforme mainstream, che man mano hanno eliminato i contenuti sessualmente espliciti. Ad esempio Aella racconta che dopo aver cominciato a creare NFT porno ha ricevuto una mail dal CTO di OpenSea, una di queste piattaforme, in cui si diceva che “non abbiamo ancora deciso la nostra policy sul materiale pornografico”. Inoltre non c’è modo di sapere se chi crea un NFT porno sia maggiorenne, né se sia maggiorenne chi lo compra. “Non puoi sapere quanti anni ha il compratore né la persona raffigurata nel porno, né puoi sapere se è consensuale. Questa è una mia grossa preoccupazione”, afferma Cryptonatrix.
Questi lati negativi, tuttavia, sono ccomuni a tutte le nuove tecnologie. E le creatrici di contenuti sono ottimiste che anche se le piattaforme cominceranno a eliminare i contenuti NSFW, presto nasceranno nuovi spazi appositi dove questi saranno consentiti. “Ci sono in ballo un sacco di soldi, e la gente lo sa”, afferma Aella.
Questo articolo è apparso originariamente su Rolling Stone US