Iniziano questa notte, con la prima palla a due prevista per le 3:00, le NBA Finals 2017, che vedono protagoniste per il terzo anno consecutivo i Golden State Warriors e i Cleveland Cavaliers.
Si sfidano al meglio delle sette partite due delle squadre più forti di ogni epoca, i Warriors dal gioco a tutto gas e tiro da tre punti che ha rivoluzionato l’NBA contro il superteam di Cleveland costruito intorno a LeBron James, uno dei 2 o 3 più forti giocatori della storia.
Quello che inizia stanotte è uno scontro che sa di odio (sportivo, sottolineo) il cui combustibile è una rivalità cresciuta negli ultimi tre anni. Uno scontro così avvincente – oggi che l’NBA è globale, etica, smart, social, corretta in campo e fuori e guarda al futuro del 4k – non lo si vedeva dagli anni ’80, la rivalità tra Cavs e Warriors è paragonabile alle sfide infinite dei Celtics contro i Lakers o alle elettrizzanti partite, condite da risse e botte da orbi, tra i Bulls di Jordan e i “Bad Boys” di Detroit.
Storia nella storia
Per la prima volta nella NBA due squadre si incontrano nelle Finals per la terza stagione consecutiva, un evento rarissimo per lo sport professionistico. Nel football americano e nell’hockey successe agli inizi degli anni 50, nel baseball bisogna tornare indietro addirittura agli anni ’20, in un recente articolo il New York Time inserisce in questa ristretta cerchia anche la saga cestistica delle tre finali consecutive di Coppa Campioni disputate dal Madrid e da Varese negli anni ’70. Questa serie conta ben cinque dei sedici giocatori in attività con più di una partita in carriera con oltre 50 punti segnati: LeBron James (10; record tra i giocatori in attività), Stephen Curry (5), Kevin Durant (4), Kyrie Irving (2) e Klay Thompson (2). Ci sono 3 giocatori che hanno in dote sette degli ultimi 8 titoli di Miglior Giocatore (MVP) dell’NBA, ci sono Klay Thompson e Kevin Love che sono in testa alla classifica NBA di punti segnati in un singolo quarto. I Warriors hanno un record di 12 vittorie e 0 sconfitte in questi play-off, contro il 12-1 dei Cavaliers. Era dagli anni ’50, quando venivano giocate molto meno partite, che le NBA Finals non vedevano la presenza di entrambi i team con non più di una sconfitta a testa fino alle Finali di Conference comprese.
Contrasti
Uno contro l’altro. Di qui il gioco in “isolamento” dei Cavaliers per dare alle loro stelle la possibilità di andare a canestro uno contro uno e creare buoni tiri per i compagni. non potrebbe essere altrimenti, i campioni in carica hanno LeBron James e Kyrie Irving, due dei migliori attaccanti della NBA a cui fianco giocano fior di tiratori da tre punti, tra cui Kevin Love, Jr Smith e Kyle Korver, uno dei due giocatori nella storia NBA ad aver segnato almeno un tiro da tre per 127 partite consecutive. Dall’altra parte il gioco dei Warriors: rapido, spettacolare ed efficace, incline al movimento senza palla in attacco fondato sul principio “share the ball”, d’altronde con Steph Curry, Kevin Durant, Klay Thompson e Draymond Green bisogna saper condividere il pallone per godere appieno di tutto quel talento e non inceppare la macchina.
Kevin Durant
Kevin Durant è probabilmente il secondo più forte giocatore in attività, è uno in grado di far saltare sulla sedia anche i meno appassionati. Kevin Durant la scorsa estate ha deciso di cambiare squadra scegliendo di andare a giocare con i più forti (o quasi). In quel momento per una buona fetta di “tifosi” KD è divenuto oggetto di hating e del classico “ti piace vincere facile eh?”, discorsi no-sénse: Kevin Durant vuole vincere e ha scelto la coalizione migliore per riuscirci, poteva scegliere altre destinazioni ma ha scelto di andare con altri forti come lui, con i Warriors. Stop.
Insomma, per qualcuno (ma non per chi scrive) questa finale dirà definitivamente se Kevin Durant ha fatto bene o male a scegliere Golden State. Se perderà sarà sbeffeggiato dalla schiera di gufi in agguato.
Resistenza, riposo-ruggine e aggiustamenti
Golden State non ha mai perso una partita in questi playoff, Cleveland solamente una, i Warriors hanno avuto 3 giorni di riposo in più ma la ruggine del day off può essere una trappola. Di sicuro conta moltissimo la capacità di resistere nei momenti di difficoltà, i Cavs ad esempio devono esser in grado di non soccombere alle “ondate” da 10-15 punti consecutivi che puntualmente Golden State riesce a produrre con tutto quella capacità realizzativa, Irving e compagni non devono perdere troppi palloni in attacco e soprattutto devono fare una difesa perfetta, senza la minima distrazione.. Per i Warriors invece i momenti difficili potrebbero arrivare dagli errori al tiro da 3 punti, dalla frenesia di dominare il campo (a quel punto i Cavaliers cercheranno di rallentare il più possibile il gioco) e da quei minuti in cui sia Kevin Durant che Steph Curry siederanno in panchina a riposare. Una finale NBA è una infinita partita a scacchi fatta di aggiustamenti e continui ritocchini determinanti per avere la meglio in una serie di partite contro lo stesso avversario.
LeBron James
Di LeBron aspetto solo di vedere a che punto può spingersi la sua onnipotenza cestistica. E’ alla sua ottava (ottava) finale consecutiva, ha appena superato Michael Jordan come miglior realizzatore nella storia dei play off, e soprattutto sta giocando in una maniera pressoché perfetta. Per molti analisti in queste settimane ha raggiunto un secondo picco di grandezza sportiva. LeBron in campo così dominante e in forma perfetta ti aiuta a rimanere sveglio nelle notti delle finali e soprattutto, pensi che con lui tutto, può succedere.
È da 10 anni che lo vediamo lottare ogni anno tutti gli anni per arrivare a giocare le finali di giugno. Quello che stiamo vedendo è uno sportivo unico e non ci sarà mai più niente di simile. Insomma, queste Finals sono da guardare. We are all witness.