L’NBA è cresciuta in popolarità negli ultimi anni: il brand, i tifosi e le entrate economiche sono in crescita, grazie a nuove offerte televisive, alla tecnologia, ai social media e grazie soprattutto ad un “mondo” ricco di stelle, riconosciute, con un impatto sulle comunità, sulle città americane e sui tifosi di tutto il mondo.
Ad aumentarne il rating dell’interesse sull’NBA in queste ultime settimane abbiamo assistito ad mercato bomba con una serie di giocatori che hanno cambiato maglia, il che ha portato la Lega ad intasare le pagine dei giornali e le timeline di twitter spingendo in avanti – anche in un periodo solitamente “morto” come la off season – l’interesse e la “suspence” per la prossima stagione. E così abbiamo assistito a tanti giocatori che hanno cambiato squadra sconvolgendo il panorama del Campionato. Le cause?
A) Molti, anche gli stessi interessati – come Kevin Durant – sostengono che questi colpi di mercato sono frutto dello strapotere dei campioni in carica Golden State Warriors, un super team che è a mani basse la favorita anche per il prossimo anno.
B) Il “drama” che i vicecampioni – Cleveland Cavaliers – stanno vivendo riguardo alla scelta di LeBron James che pare – dopo la missione compiuta due anni fa portando il titolo in Ohio – voglia di nuovo dire addio alla sua terra d’orine e nel 2018 andare a consolidare la sua legacy (se mai ce ne fosse bisogno) vestendo la maglia giallo-viola dei Los Angeles Lakers.
C) Il perfetto sistema del “mercato” NBA”, vi dicono qualcosa Salary Cap e Fair Play finanziario dopo l’estate passata a leggere di Donnarumma prima e di Neymar e Dembelè poi?
Ecco quindi che abbiamo una NBA che nel giro di 2 mesi ha cambiato tantissimo: Paul George – uno dei più talentuosi e solidi giocatori degli ultimi anni – è passato ad Okhlaoma e giocherà con il fresco MVP Russel Westbrook, Jimmy Butler stella assoluta dei Chicago Bulls è andato a Minnesota e troverà una squadra competitiva e giovane pronta a dire la sua nel prossimo biennio. Chris Paul, il playmaker più forte di questa generazione di giocatori, dopo aver dato tutto in maglia Clippers (Los Angeles) ha scelto gli Houston Rockets per cercare di contendere – insieme a James Harden e il sistema di attacco di coach D’Antoni – il titolo ai Golden State Warriors.
E poi c’è Boston, i Celtics hanno a disposizione – grazie alle “leggi” di mercato e ad una dirigenza perspicace e competente – una serie di asset di “mercato” che hanno permesso loro non solo di avere Jason Tatum, tra i migliori rookie usciti dal college quest’anno, ma di aggiungere ad una squadra già finalista ad Est lo scorso anno, anche un futuro All Star come l’ala piccola Gordon Hayward giunto dagli Utah Jazz. Ma non è tutto, solo pochi giorni fa, i Celtics hanno dato vita ad un clamoroso scambio che mai si era visto nella storia del mercato NBA: le due squadre migliori della parte orientale, i Celtics appunto e i Cleveland Cavaliers, si sono scambiati le loro due stelle: Isiah Thomas e Kyrie Irving.
Tutto – pare – nasce dalle voci a Cleveland riguardanti le scelte di LeBron James e della volontà di Kyrie di diventare “grande”, lasciare il suo big brother e provare – un po’ come Kanye con Jay-Z – a costruire il suo impero. Partiamo dal presupposto che di Re c’è ne solo uno ma Kyrie (solo 23 anni e già un anello NBA al dito) a Boston è nel posto giusto al momento giusto per provare ad aprire – nei prossimi anni – un ciclo vincente. In queste ore la trade non è stata ancora definita a causa dei test fisici di Thomas che non hanno soddisfatto appieno la dirigenza della squadra dell’Ohio, ma con l’aggiunta di qualche contropartita, è per tutti “done deal”.
Infine i due giocatori italiani rimasti in NBA_ Marco Belinelli è andato agli Atlanta Hawks nell’ambito dello scambio che ha portato Dwight “Superman” Howard agli Charlotte Hornets, Danilo Gallinari ha invece scelto di giocare ai Los Angeles Clippers, andando in una società che lo ha fortemente voluto (al pari dei Boston Celtics che però avevano come primo obiettivo Hayward) e che può dargli la possibilità di competere per il titolo. Mancano un po’ di settimane al via – prima palla a due il 17 ottobre – ma sembra già tutto apparecchiato per una gustosissima stagione NBA: