È successo di nuovo, quello che tutto i tifosi romanisti temono. Daniele De Rossi, capitano dei giallorossi ha avuto un black-out durante la partita contro il Genoa. A Marassi, sull’1-0 per la squadra di Di Francesco il campione del Mondo 2006 ha rifilato un pugno a Gianluca Lapadula a palla lontana causando un calcio di rigore con conseguente espulsione. Il finale tra Roma e Genoa è 1-1, e come ha dichiarato l’allenatore della Roma “sono stati buttati due punti” più che preziosi in ottica campionato.
Parere PERSONALE, quindi passibile di critiche: su De Rossi ci vorrebbe equilibrio nei giudizi. Quando è salito sul pullman della Svezia scusandosi per i fischi all’inno era un santo, oggi invece è un delinquente. Non può funzionare così
— Alessandro Alciato (@AAlciato) 26 novembre 2017
È successo di nuovo, dunque, ma questa volta gli attori delle polemiche non sono stati solo i tifosi romanisti. De Rossi è stato uno dei volti positivi della Nazionale di Ventura (che di positivo ha avuto ben poco), dal video in cui esortava a far scaldare Insigne, ai complimenti agli svedesi dopo il successo nel playoff che è valso l’accesso a Russia2018 agli scandinavi.
Retweeted _JellyRoger_ (@_JellyRoger_):
Daniele "Spada" De Rossi da Ostia:#GenoaRoma#LévateLaFasciaVerme… https://t.co/6J4SdLzwlB
— Marco Santella (@SantellaMarco) 27 novembre 2017
Il web si è scatenato, dando a De Rossi del criminale, dell’idiota, dello ‘Spada’ – si, il boxer affiliato a un clan che ha dato una testata a un giornalista – perché entrambi di Ostia, e qualunque altro epiteto uscito fuori dallo stomaco e tradotto in 280 caratteri. Il tutto mentre i fedeli scudieri accampavano le più improbabili scuse per difenderlo senza analizzare la gravità sportiva del suo gesto: “Ma stava facendo la partita perfetta”, è uno dei commenti più in voga tra gli avvocati di DDR. Una gara tra insultanti e difensori che ha mostrato il peggio del popolare social network.
State insultando un figlio di Roma e bandiera per due punti in classifica. Vergognatevi #DeRossi pic.twitter.com/25aHiDf1DZ
— Charlie (@charlielittledo) 27 novembre 2017
A dire la sua è stato anche Francesco Totti, che come al solito si distingue leggermente dalla massa di commenti-internautici ammettendo l’errore di De Rossi ma anche che “lui è il nostro capitano”. Una verità incontestabile, che tuttavia non toglie la gravità dell’accaduto. E non stiamo parlando del pugno, gesto deprecabile, indipendentemente dall’età e dallo spessore del calciatore.
Tutti hanno il diritto di sbagliare. Daniele ieri ha sbagliato ed è il primo a saperlo.
Ma nessuno può mettere in discussione quello che ha fatto e quello che farà per la Roma: è il nostro capitano.
Ora al lavoro, tutti insieme, per ripartire subito. pic.twitter.com/lU4VzMG0Lx— Francesco Totti (@Totti) 27 novembre 2017
La Roma vuoi o non vuoi, continua a perdere punti ‘a causa di De Rossi’. Il calcio si gioca in undici, è vero, ma è innegabile che l’assist involontario effettuato da De Rossi a Insigne contro il Napoli – nell’1-0 azzurro a Roma – e questo pugno, tolgano tre punti pesantissimi a Di Francesco.
Dopo un inizio stentato, i giallorossi hanno ritrovato la chimica di squadra e sono vicini alla qualificazione in Champions. In campionato i ko casalinghi con Inter e Napoli avevano creato un certo pessimismo, poi la grande risalita, e ora una battuta d’arresto pesante.
La Roma ha una partita in meno del Napoli, ma adesso si trova a -7 e ancora pienamente invischiata con la Lazio – e apparentemente la Juve – nella lotta al quarto posto, che vale la qualificazione in Champions. Tre punti in più, un pari col Napoli e il successo di Genoa, avrebbero permesso ai giallorossi di staccare di 5 punti i cugini, e potenzialmente andare a -1 dalla squadra di Sarri in caso di successo nel recupero contro la Sampdoria.
Indiscutibilmente il campionato è ancora lungo e quest’anno sembra più che mai equilibrato nelle posizioni di testa, ma lo spazio per gli errori gravi di De Rossi è già ampiamente finito. Tanto più perché si tratta del capitano e del giocatore con più esperienza di una squadra che sogna di regalargli il primo scudetto in carriera.