Una premessa per rendere meglio la situazione: i Knicks hanno un passato glorioso (non pieno di successi, ma importante), dal 2000 si sono a stento qualificati ai playoff, da marzo 2014, il presidente è Phil Jackson, allenatore di culto che si è messo per la prima volta dietro la scrivania. I risultati sono stati parecchio sconfortanti: la scorsa stagione ha segnato il record negativo della storia della squadra, vincendo appena 17 partite. Diciassette. Ma le promesse restano le stesse, Jackson ha un progetto concreto, un’idea di crescita, una visione.
La sua visione l’ha portato a chiamare al draft di inizio stagione, con il numero 4, Kristaps Porzingis. Anni – al tempo – 19, 2 metri e 15, ma pochi chili, mai uscito dall’Europa. I tifosi, all’annuncio della chiamata, non sono stati molto contenti. Per dire così.
La risposta di Porzingis è stato un rispettoso silenzio. Un impegno incredibile, tanto che a volte, a quanto dice coach Fisher, arriva anche prima di lui agli allenamenti. Nell’estate ha messo su un sacco di chili di muscoli. E indovinate un po’ chi si è visto nel quintetto titolare a inizio campionato?
Da quel momento in poi, anche i più critici hanno iniziato ad applaudire PorzinGOD. Che si è pure guadagnato la fiducia di Carmelo Anthony, croce e delizia dei Knicks, che ha iniziato a sfornargli assist su assist (11 finora, parecchi per uno che la passa “poco” come Melo). Ha dato una buona sicurezza difensiva a tutta la squadra e ha portato in dote una valida opzione al rimbalzo offensivo, data la sua abilità di capire il tempo e saltare sopra a tutti, anche nel traffico.
La ciliegina sulla torta? Martedì notte, quando Kristaps ha fatto registrare una doppia doppia parecchio importante, 29 punti e 11 rimbalzi. Dei dati che non uscivano da un rookie dei Knicks da 30 anni. E quel rookie era Patrick Ewing, uno che è entrato nell’Hall of Fame. La stagione è appena iniziata e non è ancora tempo per iniziare a fare previsioni, ma i Knicks potrebbero essere incredibilmente papabili per una posizione ai playoff.