A metà secondo tempo, con il risultato di pareggio, la pressione del Como ha portato il difensore del Napoli a non avere un compagno libero vicino, opta allora per andare lungo, verso l’attaccante che viene incontro sulla trequarti per ricevere il pallone. Il centrale del Como però non molla la marcatura e segue l’attaccante fino a centrocampo, portandolo a dover scaricare subito il pallone ricevuto verso un compagno. La palla arriva sui suoi piedi con attorno tre maglie nere del Como e lo stop non riuscito porta la palla a essere controllata dall’attaccante Patrick Cutrone, che subito parte in conduzione costringendo la linea difensiva del Napoli a correre all’indietro. Nello spazio liberatosi al centro della trequarti Cutrone può servire un liberissimo Nico Paz. L’argentino avanza fino al momento giusto per servire il taglio al limite dell’area di Assane Diao, che dopo il controllo scarica il tiro in rete.
Paz x Diao 🤩
Como’s young stars linked up for the winner 🤝#ComoNapoli pic.twitter.com/XkIjFlASlQ
— Lega Serie A (@SerieA_EN) February 24, 2025
Mentre il piccolo stadio sul lago esplode di gioia, l’allenatore Cesc Fàbregas a bordocampo viene abbracciato dagli assistenti e può finalmente lasciarsi andare in un’esultanza, prima di tornare a gridare consigli a un giocatore e assumere il suo ormai solito viso corrucciato. Vestito sempre di scuro, i capelli corti stanno iniziando ad avere una sfumatura di grigio, così come la barba perennemente di tre giorni. Le ultime settimane sono state abbastanza dure per lui, la critica ha iniziato ad additarlo come un allenatore che fa giocare bene la sua squadra, ma che sta raccogliendo pochi punti nonostante i giocatori a disposizione. Come ha ammesso lui stesso in varie conferenze stampa, è perfettamente consapevole che in Italia senza i risultati interessa poco quanto bene la squadra riesce a giocare.
Ma allo stesso tempo è anche consapevole che per lui e la sua squadra non c’è altro modo di sviluppare questo processo di crescita e che la direzione intrapresa è comunque quella giusta, il Como sta giocando come vuole lui. Quando i risultati arriveranno allora anche la critica cambierà rapidamente giudizio a tutto il processo in corso sulla città del lago. Sono passati 9 secondi da quando il Como ha recuperato il pallone e la rete. Il gol risulta decisivo per vincere contro la capolista della Serie A, e la cosa più importante è che non è sembrata una cosa scioccante, ma nell’ordine del possibile.
Le due vittorie consecutive contro Fiorentina e Napoli, oltre a dare finalmente pace a Fàbregas, hanno fatto uscire la squadra dalla zona retrocessione e fatto rispecchiare maggiormente il posizionamento in classifica (tredicesimo posto), con quello che le statistiche già dicevano della squadra. Insomma, il Como era una squadra per i numeri da metà classifica, ma ci sono volute due vittorie di prestigio per arrivarci (un esempio è la differenza tra i 29.1 xG prodotti e i 27.4 concessi, che con +1.8 è la decima in Serie A).
Ha detto di aver imparato tantissimo dopo la partita contro il Napoli di Conte, ma in generale dà l’idea di essere un allenatore che sa di essere ancora nella fase embrionale della sua carriera, e che non ha quindi paura a ritoccare continuamente la sua creatura per provare ad aggiustare la rotta. Il Como che ha iniziato la stagione da ambiziosa neopromossa è diverso rispetto a quello che ha battuto il Napoli capolista: lo si nota non soltanto dal costoso mercato di gennaio e quindi dai nuovi nomi, ma anche da come la squadra ha preso consapevolezza dei suoi punti di forza.
L’ambizione nella strategia di Fàbregas va di pari passo con l’alzamento del livello della rosa. Se si guarda al Como oggi c’è un’enorme differenza rispetto a come giocava solo un anno fa, in Serie B. Per quanto impegno un gruppo ci possa mettere, non si può suonare una canzone dei Tool solo con un basso e una tastiera. Per questo nell’arco di due stagioni è passato da una squadra quasi unicamente pragmatica, molto verticale per raggiungere subito i due attaccanti centrali come quella promossa dalla Serie B, a un gioco di posizione talmente fluido da risultare complicatissimo da arginare per gli avversari. Entrambe le strategie volevano far fronte al contesto tattico trovato, ma quella attuale nasce dalla voglia di creare una manovra che possa permettere al Como di dominare, per quanto possibile, gli avversari. In ogni contesto.
Il Como di Fàbregas è innanzitutto una squadra coraggiosa. Nel calcio significa che i giocatori in campo hanno piena fiducia nel piano gara e che questo piano gara vuole portare la squadra a essere protagonista della partita, non importa l’avversario. Il Como scende in campo contro la prima in classifica o l’ultima con la stessa intenzione di gestire il possesso, di aggredire alto sia per recuperarlo non appena perso che per rendere difficoltoso lo sviluppo della manovra avversaria. Le due cose sono inscindibili per Fàbregas, non si guarda mai solo alla propria manovra o a come difendersi da quella avversaria.
Questo rende il Como una squadra in grado di assestarsi alta sul campo, di dare una sensazione di non aver paura di nessuno e quindi restituire fiducia ai giocatori stessi. Fàbregas chiede alla sua squadra di avere fluidità nelle posizioni e ai giocatori di non adeguarsi al compitino tattico. In questo si vede bene l’influenza del suo primo grande maestro, Arsène Wenger, negli anni all’Arsenal. «Se dici sempre a un giocatore, quando si fanno quei quadrati in allenamento, questa è la tua zona e qui è dove devi muoverti… il calcio non funziona così», ha detto Fàbregas in una delle tante interviste rilasciate negli ultimi due anni di ribalta come allenatore, continuando: «Stiamo facendo diventare i giocatori dei robot, facendogli guardare solo una strada, quando ci sono tante altre cose che succedono in una partita».
La manovra del Como è una delle più sofisticate del campionato, ma allo stesso tempo una delle meno prevedibili, proprio per l’affidamento che fa alle letture dei giocatori. Per esempio, contro le marcature a uomo aggressive dell’Atalanta di Gasperini si è vista una manipolazione del pressing avversario utilizzando il movimento coordinato del terzo uomo e di uno che si muove dalla seconda linea in profondità, come il terzino sinistro Alberto Moreno. Così come l’utilizzo di Fadera e Diao come ali più larghe del solito e invece Nico Paz e Strefezza a muoversi centralmente sulla trequarti così da non dare punti di riferimento centrali ai difensori dell’Atalanta. Il Como ha perso la partita per 2-1, ma ha mostrato di non aver minimamente paura di uno dei sistemi di pressing più aggressivi del campionato.
Non è tanto importante la creazione di pattern o sequenze di passaggi, quanto la lettura dei giocatori per trovare una soluzione di volta in volta. Servono per questo tipo di gioco due tipologie, quelli molto talentuosi o quelli di esperienza internazionale. Il Como nell’arco di due sessioni di mercato ha puntato su entrambi per migliorare la rosa. «Ripeto, persone di talento, datemi persone di talento, persone intelligenti, questo è in definitiva quello che ti fa occupare lo spazio, che ti fa avere la capacità di avere la palla o di non averla, di gestire i momenti o altro, e giovani con fame, che vogliono crescere, che ascoltano, che vengono con umiltà, e io vedo il calcio in questo modo come allenatore». Ha detto Fàbregas in conferenza stampa.
Il Como di inizio stagione voleva avere uno sviluppo più scolastico, con una costruzione di gioco ragionata fin dall’uscita palla e ruolo però abbastanza definiti nel suo 4-2-3-1 con Fadera e Strefezza come ali e Nico Paz trequartista dietro a Cutrone punta centrale. Mentre con l’andare avanti della stagione Fàbregas ha capito che doveva spingere maggiormente sulla fluidità per contrastare le marcature a uomo avversarie, fino ad assestarsi ormai per un 4-3-3 senza un riferimento centrale fisso. Cutrone entra a partita in corso, perché invece del centravanti c’è Nico Paz come falso 9 e lo spazio che lui lascia venendo incontro a giocare sulla trequarti che viene occupato o da un taglio dell’ala o da un inserimento della mezzala (dove è stato abbassato Strefezza). Il centravanti del Como è ora lo spazio si potrebbe dire prendendo in prestito le parole di un’altra grandissima influenza per Fàbregas allenatore in quel Pep Guardiola che lo ha allenato quando al Barcellona. Lo stesso Fàbregas ha giocato in quel ruolo proprio nel Barcellona di Guardiola e ha detto apertamente che l’idea di avere un attaccante che viene incontro e trascina quindi con sé il centrale avversario è la sua preferita.
L’idea è di avere una fascia centrale del campo con giocatori ravvicinati tra loro così da poter dare al giocatore in possesso più linee di passaggio possibili e poter quindi scambiare il pallone con passaggi corti veloci, il modo migliore secondo Fàbregas per resistere alla pressione avversaria facendo avanzare il pallone sul campo. Ma mantenere le distanze corte serve anche ad aiutare il recupero immediato in caso di perdita, perché accanto al giocatore che perde il pallone ci sono più compagni in grado di accorciare subito sull’avversario in possesso o fiondarsi sulla palla contesa. La riaggressione, famosa, per il Como avviene naturalmente sia perché viene chiesta ai giocatori, sia perché devono compiere scatti brevi per farla.
Un esempio è il gol segnato da Nico Paz contro l’Atalanta, in cui il Como sta attaccando con il pallone in fascia sinistra e 6 giocatori nei pressi e dentro l’area avversaria. Quando Fadera vede il suo tiro respinto e il pallone recuperato dall’esterno avversario, sono oltre a Fadera altri due i giocatori del Como nelle vicinanze che vanno immediatamente in pressione e in copertura per togliergli campo. La palla viene quindi subito ripresa e Fadera può crossarla al centro per Nico Paz, che si inventa uno splendido tiro di prima per la rete.
Illusione 𝘕𝘪𝘤𝘰 𝘗𝘢𝘻 😶🌫️
L’attaccante firma il momentaneo vantaggio del Como ✌️#ComoAtalanta #SerieAEnilive #DAZN pic.twitter.com/6Qb9WdAtDt— DAZN Italia (@DAZN_IT) January 25, 2025
Quando si parla invece di pressing, la tipologia di pressione alta è una delle varianti classiche, con la squadra che va uomo su uomo, mentre l’attaccante centrale aggredisce verso il portatore di palla tra i centrali difensivi avversari e i compagni di attacco il possibile ricevitore. Per questo lo schieramento non è mai piatto, neanche a centrocampo, cercando di seguire l’andamento del pallone e gli smarcamenti avversari e adattandosi di conseguenza. La richiesta di Fàbregas è quella di andare forte quando si decide di aggredire il pallone, l’intenzione è quello di recuperarlo il prima possibile. Si parla di recupero palla proprio perché nella testa dell’allenatore catalano il Como deve contendere il possesso palla e non accontentarsi di pensare solo di rubare il pallone agli avversari. Ma se quando il giocatore recupera il pallone vede la possibilità di attaccare subito, non ci deve pensare due volte.
Che strategia difensiva e offensiva sia un tutt’uno si può mostrare con il fatto che il Como è con 2.3 a partita, primo in Serie A per tiri effettuati subito dopo la riconquista del pallone. La squadra di Fàbregas è costruita per sfruttare appieno il recupero del pallone come volano per la creazione di occasioni da gol. Può quindi arrivare ad un conclusione con una manovra ragionata costruendo dal basso, come con un numero minimo di passaggi subito dopo aver aggredito e rubato il pallone agli avversari. L’abbiamo visto nel gol vittoria contro il Napoli, ma si possono fare anche altri esempi in tal senso.
Uno recente è il gol del 2-0 segnato nella vittoria contro la Fiorentina, con il Como che è andato a pressare alto l’uscita palla della squadra di Palladino fino a forzare una perdita sul passaggio in verticale del centrale. La palla finisce sui piedi di Lucas Da Cunha, che parte subito per una breve conduzione e vedendo Nico Paz che è scattato in avanti, lo serve. L’argentino riceve al limite dell’area e dopo aver controllato il pallone, prova subito a calciare in porta, trovando la rete. Dalla palla recuperata al tiro sono passati 5 secondi.
Nico Paz with a peach 🍑#FiorentinaComo pic.twitter.com/3CvQjv6xzQ
— Lega Serie A (@SerieA_EN) February 17, 2025
Per funzionare così bene, il pressing del Como chiede ai suoi attaccanti di essere altrettanto aggressivi rispetto agli altri giocatori, perché vuole un recupero palla alto sul campo, a non lasciare che gli avversari possano costruire dal basso indisturbati. Come evidenziato dal fatto che, con 3 a partita, il Como è primo in Serie A per numero di contrasti nella trequarti offensiva. Basta vedere una partita del Como per avere la sensazione di una squadra che rende la vita difficilissima alla manovra avversaria. Non a caso gli 11.5 contrasti riusciti a partita sono il dato più alto della Serie A, soprattutto il Como è secondo per numero di palloni recuperati con 41.8 a partita. E per sostenere il pressing a tutto campo c’è necessariamente una linea difensiva alta che sale con il resto della squadra, così da non permettere agli avversari semplicemente di superare la pressione con il lancio lungo verso i propri attaccanti. Il Como è, con 1.88 fuorigioco provocati, la quarta squadra della Serie A, dietro solo Inter, Fiorentina e Roma.
Il pressing è una fetta talmente tanto importante della strategia della squadra, che un giocatore di alto livello come il centrocampista Romain Caqueret non viene ancora sempre impiegato proprio perché secondo Fàbregas non riesce ancora a reggere i ritmi di gioco senza palla che lui chiede. L’esempio principale poi può essere quello della giovane stella della squadra Nico Paz. Dal Como dicono di aver tenuto d’occhio Nico Paz per mesi quando era ancora un giocatore delle giovanili del Real Madrid. L’avevano identificato come il giocatore perfetto attorno a cui costruire l’attacco della squadra, perché alla tecnica e alla creatività abbina un fisico da trequartista “contemporaneo” con forza e potenza nella parte inferiore del corpo, ingrediente fondamentale per poter essere utilissimo proprio in fase di pressing. Oggi Nico Paz non solo è in doppia cifra sommando gol e assist, ma è anche tra i giocatori offensivi della Serie A con il maggior numero di azioni in recupero palla (con 2.58 contrasti e intercetti a partita e soprattutto 22.32 azioni di pressione a partita).
Como non era così ambiziosa dalla Guerra Decennale del XII secolo contro Milano. In questo momento è la sede di uno dei progetti calcistici più capaci della Serie A, anzi il più ambizioso se si considera dove si trovava la squadra un paio di anni fa. Oggi il piccolo stadio sul lago è una delle mete preferite dei VIP anche a livello internazionale, ma è soprattutto quanto sta succedendo in campo ad attirare l’attenzione pure fuori dai nostri confini. Tra il mercato estivo e quello invernale il Como ha speso 105 milioni, una cifra da squadra che ambisce alle prime posizioni in classifica, non certo la classica neopromossa. Il merito delle spese va alla famiglia Hartano e Mirwan Suwarso, che controllano la società, ma come questi soldi vengono spesi e quanto questo si trasli sul campo è merito dell’allenatore e in parte proprietario a sua volta Cesc Fàbregas. Uno dei migliori giocatori della sua generazione, a 37 anni è anche uno degli allenatori considerati più promettenti. La sua squadra è già ora un punto di riferimento per l’avanguardia tattica in Serie A.