Ultimo atto. La Champions League arriva allo stage finale, quello che porterà il Real Madrid o la Juventus ad alzare la Coppa con le grandi orecchie.
Siamo davanti ad una sfida che appare equilibrata, tra due squadre dai grandi solisti all’interno di sistemi vincenti, sul campo e fuori. Per il Real Madrid è l’ennesima finale e la possibilità di portare a casa il back to back: mai nessuno nella storia della Champions League è riuscito a vincere due anni consecutivi. Per la Juventus è di nuovo finalissima in una competizione che l’ha vista perdere più volte proprio all’ultimo atto, ma è soprattutto il raggiungimento di una vetta che la squadra di Torino ha iniziato a scalare 7 anni fa e che l’ha riportata stabilmente tra i primi 5 club del calcio europeo.
Ho avuto la fortuna di essere invitato alla partita della vittoria del sesto scudetto consecutivo e, oltre ad ammirare una squadra granitica e dominante sul campo ho capito perché la Juventus è così potente, forte. È tangibile la struttura che ha portato la Juventus fin qui: uno stadio che oltre ad essere difficile per gli avversari è perfetto, friendly e organizzato perfettamente come una Arena NBA. E poi la visione d’insieme che coinvolge società e sponsor, con lo sguardo fisso rivolto al futuro per stare tra i top club e diventare negli anni sempre più global. Ricerca, programmazione, rischio, sviluppo sono le caratteristiche essenziali del front office juventino. Con una visione internazionale per il futuro, arrivando persino a cambiare lo storico logo zebrato che verrà sostituito da una doppia J bianca su sfondo nero: un nuovo simbolorivolto ai millennials, ai bambini e al genere femminile oltre che il mondo intero per arrivare ad essere un un brand con possibilità di marketing infinite, oltre che un simbolo riconoscibile ovunque.
La Juve tra le grandi d’Europa significa anche e soprattutto l’insieme di una serie di spinte e di scelte (dirigenziali e sul campo) che ha portato poi al consolidamento e allo sviluppo di una squadra che è giunta alla finale di Cardiff a distanza di due anni dall’ultima, persa. Dal vivo e in televisione l’effetto è simile: la Juventus di quest’anno è competitiva e forte. Molto forte. Basta pensare alla doppia sfida contro il Barcelona e rivedersi la fase difensiva di attacco. In attacco quando hai Gonzalo Higuaín, Mario Mandzukic, Paulo Dybala può pensare che tra poche ore vedremo una partita equilibrata, perché ha ben ragione Ronaldo a dire che è la sua la squadra più forte ma è anche vero che la difesa del Real può commettere leggerezze anche se è di un livello altissimo.
Ci sono dei match up potenzialmente favorevoli ai bianconeri grazie all’altezza del croato, all’infallibilità e senso del gioco di Pipita e alla velocità di Dybala: se la vedranno contro Sergio Ramos, Varane, Marcelo e Danilo che stanno giocando un calcio di alto livello ma che potrebbero non aver la stessa lucidità per tutta la partita.
Ma davanti – va beh – il Real lo sappiamo fa paura, ha Bale, Benzema, Morata, Isco, Modric, Cristiano Ronaldo… il Madrid va in rete da 63 partite consecutive, nelle partite di Champions ha segnato 32 gol in 12 gare ma in questa finalissima se la dovrà vedere contro la quasi inespugnabile defense del torneo, la Juventus (ha preso solo 3 gol) conta su una consolidata brotherhood fatta di conoscenza reciproca, talento e esperienza: Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini.
Insomma a prescindere dai vincitori, si tratta di una supersfida di grandi campioni che appare estremamente aperta.