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La lettera che la Curva Nord dell’Inter avrebbe dovuto scrivere a Lukaku

Dopo il post dell'attaccante contro gli ululati razzisti di Cagliari, una frangia di tifosi nerazzurri ha scritto una lettera delirante al proprio numero 9, giustificando i cori come "parte della cultura da stadio italiana". L'abbiamo riscritta per loro

La lettera che la Curva Nord dell’Inter avrebbe dovuto scrivere a Lukaku

Romelu Lukaku, nato ad Anversa, in Belgio, il 13 maggio 1993

Foto di Emilio Andreoli/Getty Images

Finalmente è ripartito il campionato di calcio e con lui il gioco del razzismo!

Come ogni anno, torniamo a parlare di nuovi ululati domenicali, in questo caso subiti dal nuovo attaccante dell’Inter, Romelu Lukaku, che ha bagnato la sua prima trasferta nella nostra serie, a Cagliari, con il suo primo episodio di razzismo. Non so quanto valga questo al fantacalcio, ma un bonus +5 lo concederei al ragazzo; parte bene.

Come in un dejavù, anche quest’anno ripartiamo dalla tifoseria cagliaritana, sempre in prima linea in questi simpatici episodi di cronaca. Quello che più sconvolge, oltre al comportamento recidivo di una tifoseria che continua a rimanere impunita, è la lettera inviata dalla Curva Nord dell’Inter al proprio attaccante in cui, piuttosto che giungere in difesa del proprio giocatore, decide di aprire un canale di solidarietà con la tifoseria sarda.

In una delirante sequenza di frasi in cui, in poche parole, i bianchissimi capi ultrà nerazzuri spiegano a Lukaku cosa sia il vero razzismo (certo, loro lo sanno bene, mica tu Romelu!) e gli chiedono – cortesemente – di non condannare più questi episodi perché parte della cultura da stadio italiana. La lettera è talmente fuori da ogni controllo che pare l’abbia scritta Salvini quando era Ministro dell’Interno, per intenderci.

Abbiamo quindi deciso di riscrivere questa lettera aperta, correggendo qua e là. Giusto giusto il necessario per trasformare un ulteriore insulto alle vittime di razzismo in un’ammissione di colpevolezza di un mondo, quello delle tifoserie, che non riesce – mai mai mai – ad autocondannarsi. Bisogna andare avanti, siamo nella stagione 2019-20, possiamo gentilmente farcela?

Ciao Romelu,

Ti scriviamo a nome della Curva Nord, siamo i ragazzi che ti han dato il benvenuto appena arrivato a Milano.

Ci spiace molto che tu abbia vissuto questo primo (e non sarà l’ultimo) episodio di razzismo a Cagliari.

Devi capire che l’Italia non è come molti altri paesi europei, qui il razzismo è un VERO problema che non riusciamo ad accettare e superare.
Capiamo che ciò che hai vissuto non ha scusanti.

In Italia usiamo certi “modi” per ignoranza con la scusa di cercare di rendere nervosi gli avversari e per farli sbagliare, negando la verità palese.

Noi siamo una tifoseria multietnica ed abbiamo sempre accolto i giocatori provenienti da ogni dove e proprio per questo non accettiamo che vengano usati certi modi contro i giocatori, nostri o avversari, nonostante in passato siamo caduti in errore anche noi.
E in quei momenti siamo stati razzisti allo stesso modo in cui lo sono stati i tifosi del Cagliari.

Devi capire che in tutti gli stadi italiani la gente tifa per le proprie squadre, ma allo stesso tempo è male abituata a tifare contro gli avversari con epiteti razzisti, trincerandosi sempre con sta benedetta scusante che sia per “aiutare la propria squadra”.
Ti preghiamo di vivere questo atteggiamento dei tifosi italiani come una forma di ignoranza, in un periodo in cui odio e razzismo sono all’ordine del giorno.

Il razzismo è proprio questo e tutti i tifosi italiani lo sanno bene nonostante facciano finta che non sia così.
Quando dichiari che il razzismo è un problema che in Italia deve essere combattuto, incentivi la nostra Curva, e tutti i tifosi, a capire ancor meglio che siamo di fronte ad una problematica radicata. E noi che siamo i tuoi tifosi dovremmo preoccuparci se, alla tua seconda partita nel nostro campionato, hai già dovuto subire tutto questo.

Noi vorremo essere ancora più sensibili ed inclusivi con tutti. Possiamo garantirti che tra noi ci son frequentatori di diverse provenienze che non condividono questo modo di provocare i giocatori avversari e ce lo rendono presente ogni domenica.
Ti preghiamo di continuare a denunciare il razzismo affinché i tifosi italiani riescano finalmente ad imparare cosa sia.
La lotta al razzismo deve cominciare nelle scuole e continuare negli stadi, perché i tifosi non son solo tifosi, sono persone che continuano certi comportamenti anche fuori dagli stadi, dopo le partite.

Stai certo che quello che dicono o fanno a un giocatore di colore avversario è quello che direbbero o farebbero nella vita reale.
I tifosi italiani non sono perfetti, tutt’altro, e comprendiamo la rabbia che ti possono creare certe espressioni, soprattutto se utilizzate a fini discriminatori.

Ancora una volta…

BENVENUTO ROMELU”

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