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Maratona di New York: i momenti indimenticabili

Oggi torna la Maratona di New York, tra mille paure, dopo l'attentato avvenuto martedì sera a Manhattan. Dalla corsa silenziosa del 2001, che seguì l'attacco al World Trade Center, alle prime donne a braccia alzate, ecco i momenti più iconici della corsa più famosa al mondo

“La sicurezza al 100 per cento lungo tutto il percorso non si può mai garantire, ma faremo il possibile”, ha dichiarato il governatore Andrew Cuomo alla CNN. Per questo la 47esima Maratona di New York sarà l’evento podistico, e uno degli eventi sportivi, più blindato di sempre; inevitabile. E non poteva essere altrimenti, dopo l’attentato che martedì sera ha colpito la città. Ma New York non poteva rinunciare a una corsa a cui quest’anno, secondo la Gazzetta dello Sport, parteciperanno oltre 53mila persone, duemila in più rispetto al 2016. Dopo gli Stati Uniti, con 38 mila iscritti, la seconda delegazione è quella italiana, con 3mila atleti. Chi alla sua prima volta e chi no lungo il ponte di Verrazzano e tra i viali di Manhattan, tutti desiderosi di prendere parte a un momento che, al di là dei 42 chilometri di fatica, negli anni ha assunto un valore simbolico unico. E che ha vissuto momenti così.

Girl Power

Mentre le grandi corse internazionali vietavano la partecipazione alle donne, sin dal 1971, con la vittoria di Berth Bonner, New York è aperta all'”altro” sesso. L’anno successivo ci sono sei iscritte, che, invitate a partire 10 minuti prima degli uomini, si siedono per terra e aspettano lo start dei colleghi per protesta. 

Spaghetti, pizza e via di corsa

Nell’albo d’oro della manifestazione, in cui dai primi anni ’80 gli Stati Uniti, a livello maschile, si sono imposti solo una volta, figurano tre italiani. Il vicentino Orlando Pizzolato ha vinto nel 1984 e nel 1985, Gianni Poli lo ha imitato l’anno dopo. Tra le donne è stata magica Franca Fiacconi nel 1988.

Alberto tra le nubi

Nel 1982 si assiste a uno dei finali più palpitanti di sempre. La sfida è ancora aperta negli ultimi 600 metri, quando il pubblico da casa e quello per le strade, improvvisamente, non vede più nulla. La sgasata di una moto lungo il percorso ha creato una nube di fumo, da cui spunta il cubano Alberto Salazar, alla sua terza vittoria consecutiva, che passa tutti e alza le braccia al cielo.

Bob in quattro giorni

Nel 1986, Bob Wieland, veterano del Vietnam che aveva perso le gambe per via di una mina nel 1969, si presenta al via della corsa, che completa in quattro giorni di sforzi inumani. Da quel momento ha corso molte altre volte, nelle principali maratone americane e lungo le strade di un Paese che per “eroi” come lui va fuori di testa. 

L’invincibile Grete

Nata a Oslo nel 1953, dove è morta sei anni fa a seguito di un tumore, Grete Waitz è l’atleta più vincente nella storia della competizione. Nel 1988, dopo aver stabilito innumerevoli record e trionfato in mezzo pianeta nelle diverse discipline podistiche, arriva prima sul traguardo newyorkese per la nona volta. Come lei, mai nessuno. Tra i maschi il più vincente, a quota quattro, è l’americano Bill Rodgers.

Wrong Way Silva

Era il 1994 e il maratoneta messicano German Silva si stava giocando la vittoria finale con il collega Benjamin Paredes. A mezzo miglio dal traguardo German, accecato dalla fatica, sbaglia incredibilmente strada, seguendo un veicolo della polizia fuori dal percorso. Tra prese in giro e tifosi disperati per il suo errore, il messicano si ravvede in tempo e, con un allungo sensazionale, riprende il rivale e va a vincere la sua prima Maratona di New York. Da quel momento per tutti diventerà Wrong Way Silva.

Il coraggio di Zoe

A lei, nata a New York nel 1948, appartiene il record più straordinario della manifestazione: le 33 ore e 9 minuti con cui ha completato la Maratona del 2000. In tutto sono 25 le volte che Zoe Koplowitz ha tagliato il traguardo: malata di diabete e sclerosi multipla, è considerata uno dei personaggi più ispirazionali d’America.

United we Run

Qualcuno oggi, dopo l’attentato di Sayfullo Saipov a Manhattan, azzarda il paragone con l’edizione del 2001, che seguì l’attacco alle Torri Gemelle. Chi c’era in quell’occasione, ricorda l’evento come qualcosa di unico: silenzioso, emozionante, fin straziante. La corsa di migliaia di persone sotto lo slogan “United we Run” fu la risposta migliore che si potesse dare.

Dopo l’uragano

Con la città colpita alla fine di ottobre da Sandy, uno degli uragani più violenti degli ultimi anni lungo la costa atlantica, l’edizione 2012 fu cancellata. Molti volontari della maratona scesero in strada per dare una mano alle persone danneggiate.

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