La leggenda più grande che l’NBA ha plasmato in tutta la sua storia è senza dubbio Michael Jordan. Un personaggio che è andato oltre il suo sport, diventando un’icona per tutti. Pur sospendendo la sua carriera per ben due volte – prima per dedicarsi al baseball, e poi per passare dall’altra parte della scrivania – quando ritornava sul parquet per “amore del gioco” sembrava sempre non se ne fosse mai andato. In 15 stagioni totali ha collezionato numeri incredibili, statistiche da sogno, unite a una capacità di comunicazione che l’ha trasformato da semplice cestista a vero e proprio simbolo culturale.
Ad aumentare la sua fama hanno contribuito questi cinque momenti, sicuramente tra i più noti della sua carriera.
I 63 punti dei playoff
La data è quella del 20 aprile 1986, Jordan ha 23 anni ed è alla seconda stagione NBA. Al primo turno di playoff, i Bulls incrociano i fortissimi Boston Celtics, guidati da Larry Bird (che si aggiudicheranno poi il titolo). La gara 2 è parecchio tirata e si finisce al supplementare, addirittura doppio. Jordan segna 63 punti un record che ancora resiste per quanto riguarda i punti in una gara post-season.
Lo Slam Dunk Contest del 1988
Nel 1988, l’All-Star Game si è tenuto nella città di Chicago, a casa di MJ. La gara delle schiacciate di quell’anno, che vedeva sfidarsi proprio Michael Jordan e Dominique Wilkins, degli Atlanta Hawks, si è rivelata una delle più spettacolari della storia (non che quella di quest’anno sia stata da meno). Nella finale, Wilkins inchioda una windmill jam a due mani, portando a casa un 45. Jordan, invece, sceglie di puntare su un suo classico: lo stacco dalla linea del tiro libero. Il risultato? 50 perfetto, e secondo titolo consecutivo.
The Shot
Universalmente conosciuto come The Shot (ha anche una pagina Wikipedia dedicata), è il tiro che Jordan prende nei secondi finali di gara 5 dei playoff contro Cleveland. MJ si smarca per ricevere la palla, evita un paio di avversari e salta per tirare in sospensione. Ma il tiro parte soltanto dopo che il suo difensore si è tolto dalla visuale, dando la sensazione che Jordan abbia in qualche modo annullato la forza di gravità.
Il titolo nel giorno del Father’s Day
Di tutti i titoli e i risultati conquistati da Jordan nella sua carriera, questo è probabilmente il più emozionante. Nella sua prima stagione completa dopo la pausa “baseball” (una carriera che suo padre avrebbe preferito e che Jordan intraprese dopo la sua scomparsa), i Bulls vincono 72 partite in stagione, aggiudicandosi poi il loro quarto anello con i Seattle SuperSonics, nel giugno del 1996. Proprio nel giorno del Father’s Day americano.
The Clincher
Uno dei momenti più memorabili della sua incredibile carriera è senza dubbio il suo tiro in gara 6 della serie finale con gli Utah Jazz del 1998. A 5 secondi dalla fine, Jordan si libera di Bryon Russell, uno dei migliori difensori di Utah, e infila i due punti del sorpasso definitivo, regalando ai suoi Bulls il sesto titolo in otto anni. Dopo quella partita, Jordan decise di ritirarsi per la seconda volta. Salvo tornare nel 2001.