Il 2017 è stato un anno con tanti momenti unici e incredibili per lo sport, istantanee di un anno che sanno di trionfo e di sconfitta, l’essenza dello sport ad altissimi livelli: lavorare tutti i giorni per riuscire ad arrivare davanti a tutti e – per taluni come i Bolt, i James, i Messi – significa anche prendersi un posto nell’Olimpo dei più grandi, talvolta anche dopo amare cadute, le sconfitte. L’essenza dello sport professionistico a tutti i livelli è proprio questo.
Sportivo dell’anno Colin Kaepernick
Viviamo nella Trump era e abbiamo assistito a tanti di quei fatti di cronaca o politica che non basterebbe un intero numero di Rolling Stone. Ma se “le cose in America cambieranno è – in parte – perché Colin Kaepernick ha deciso di inginocchiarsi”. Una battaglia ora appoggiata da tantissimi colleghi e sportivi iniziata nel 2016 quando Colin Kaeperncik – quotato quaterback di San Francisco – si è inginocchiato durante l’inno nazionale americano per protestare contro la brutalità – soprattutto nei confronti delle così dette minoranze – della polizia. Sedersi o mettersi in ginocchio durante l’inno è un’offesa, per la destra, i patrioti americani e lo stesso Presidente Trump è un affronto che Colin sta pagando in prima persona: è infatti vittima del boicottaggio dei club NFL e non ha una squadra con cui giocare mentre parecchi quarterback molto meno forti di lui hanno invece un normale contratto di lavoro. Colin è stato pochi giorni fa insignito del premio “Sport Illustrated Muhammad Ali Legacy Awards” che premia gli sportivi attivi nella comunità. Un riconoscimento importante al pari di quello ricevuto dalla vedova Alì: “Come Muhammad, Colin è un uomo che si basa sulle sue convinzioni con fiducia e coraggio, imperterrito, nonostante i sacrifici personali che ha dovuto fare per far ascoltare il suo messaggio”
Sportiva dell’anno Serena Williams
La tennista a Gennaio ha vinto il suo ventitreesimo torneo (record) del Grande Slam, si è fermata per l’erede in arrivo e da pochi giorni Forbes l’ha inserita al primo posto delle donne sportive più pagate. In tutto questo Serena ha per certi versi seguito la strada di Colin – senza esporsi ma usando parole pesate e potenti – e si è pure, in qualche modo, sul dibattito mondiale che ruota attorno alla questione di genere e del potere maschile. Durante quest’anno Serena ha risposto, a ragione, alle insinuazioni della collega e rivale Maria Sharapova negli ultimi tempi – tra interviste e biografie – parlava della Williams dando giudizi al vetriolo sul corpo della tennista di Compton. Serena non ha esitato a rispondere sulla questione con un post-dedicato alla madre e alla figlia appena nata: “Mamma, la mia piccola è esattamente come me, stesse forti, muscolari, potenti e sensazionali braccia e corpo”, continuando poi sancendo la sua blackness: “Io lavoro duro e sono nata con questo corpo tosto e sono una donna orgogliosa di me, e sinceramente ogni reporter, persona, annunciatore, hater, è troppo troppo ignorante per capire il potere di una donna di colore”.
Impresa dell’anno FC Barcelona e New England Patriots
A pari merito quella delle squadre di Tom Brady e di Lionel Messi. La partita di calcio tra il Barcelona e il Paris Saint Germain è stata una vera manna per un addicted di sport e di imprese epiche. Una rimonta storica e, di squadra. Il Barcellona perse 4-0 dall’andata, ma il ritorno finì 6-1, con tre gol negli ultimi sette minuti e una vittoria incredibile celebrata da uno stadio in visibilio e in lacrime. Non da meno invece la rimonta – nel Suberbowl dello scorso febbraio – dei New England Patriots dell’immortale Tom Brady che all’intervallo erano in svantaggio di 18 punti per poi rimontarli e dare vita al più incredibile comeback della storia del footbal americano. Brady e i suoi hanno prima portato la partita ai supplementari terminando l’impresa andando a prendersi il trofeo, oltre a vincere, Brady si è definitivamente sistemato in una lussuosa stanza nella “casa degli immortali” dello sport (cinque Superbowl vinti).
Delusione dell’anno Usain Bolt e Italia
Ai vari Ventura, Buffon e Tavecchio certamente fischieranno le orecchie. Non infieriamo sui risultati pessimi dell’Italia del calcio durante il 2017, dalla batosta contro la Spagna passando per l’eliminazione agli spareggi per Russia 2018 da parte della Svezia. La delusione dell’anno – provocatoriamente – la diamo ad Usain Bolt. Per chi scrive Bolt appartiene ai top cinque degli sportivi di questo primo scorcio di secolo, per me parlare di delusione dell’anno riguardo alla sua sconfitta ai Mondiali di Atletica Leggera di Londra equivale a rendere omaggio al più grande centometrista della storia e a uno degli personaggi che più ho seguito in questi ultimi dieci anni, a qualsiasi ora del giorno e della notte. La sconfitta dei 100 metri di Londra contro il più volte squalificato per doping Gatlin e la caduta nella sua ultima corsa – la staffetta – sono le immagini un po’ amare dell’addio del fulmine jamaicano.
Sfida dell’anno Mayweather vs McGregor
La sfida dell’anno soprattutto per l’hype generatosi. L’incontro di boxe con una borsa record, il pugile – tra i più forti di tutti i tempi à che incontra il mostro dominante della UFC. È stato un combattimento-show che ha generato un indotto incredibile. La “Money fight” è durata dieci round ma che – impressione – poteva durate molto molto meno: Moneyweather ha sempre controllato lo scontro, dominando sulla distanza l’irlandese. È stato un momento di cultura pop che resterà negli annali. Già che ci siamo citiamo anche l’ultima sfida (con sconfitta) di poche settimane fa per Miguel Cotto, leggenda portoricana della boxe che si ritira dopo oltre 15 anni di altissimo livello. Sul ring è stato l’unico ad aver messo in seria difficoltà Floyd Mayweather.
Squadra dell’anno Golden State Warrios e Real Madrid
Golden State Warrios e Real Madrid. I primi, hanno vinto il secondo titolo NBA in due anni battendo LeBron James e i suoi Cleveland Cavaliers. Gli Warriors sono la squadra certamente del millennio e hanno già determinato una legacy al pari dei Chicago Bulls di Michael Jordan ma attenzione che hanno ancora molto molto da dire e sono i favoriti per il titolo 2018. I Golden State Warriors hanno un sistema di gioco rodato che ha cambiato il modo di “giocare” a basket e hanno Steph Curry e Kevin Durant, 2 dei cinque migliori giocatori della Lega. Sono una vera e propria macchina da guerra e sembra che il futuro del basket oltreatlantico passerà dalla Bay-area. Nel 2017 il Real Madrid ha portato a casa cinque trofei quest’anno. Il club ha vinto la Liga, la Coppa del Mondo per club, la Champions League, la Supercoppa spagnola e la Supercoppa europea, stabilendo un record assoluto per il team, galacticos. Alla vittoria di squadra si aggiunge anche l’ennesimo Pallone d’Oro per Cristiano Ronaldo.
Storia dell’anno Russia fuori dai Giochi Olimpici
Non parliamo di Neymar, non parliamo di Kyrie Irving. Parliamo del CIO e della scelta di estromettere gli atleti Russi dalle competizioni olimpiche. La Russia è diventato il primo paese nella storia dello sport a essere bandito dall’invio di atleti a Giochi Olimpici per il doping di “stato”. Una scelta che il Cremlino ha definito ” una cospirazione occidentale per umiliare la nostra nazione.” Il CIO lo ha deciso dopo importanti rivelazioni sul doping sistemico in Russia vietando a tutto il Comitato olimpico russo di partecipare ai Giochi invernali di Pyeongchang del prossimo febbraio. Nessun atleta sarà autorizzato di gareggiare “sotto” la bandiera nazionale e potranno farlo solo sotto una bandiera neutrale. Una scelta che da settimane è al centro del dibattito politico e sportivo, per molti i boicottaggi o i divieti non sono mai stati un modo efficace per risolvere questioni, il fatto è che il sistema doping – lo sanno anche i muri – non è di casa solo a Mosca ma è una vera e propria macchina in continuo aggiornamento che tocca tutti. Le colpe russe sono certamente molte, a maggior ragione se arrivano fino ai vertici dei ministeri. Restano fuori quegli atleti – tantissimi – puliti che oggi a poche settimane dall’inizio dei Giochi Invernali sono stretti tra Comitato Olimpico Internazionale e le scelte (mandarli o meno senza bandiera) della “madre patria”.