Francia vs Australia
Prima giornata a quattro match, per la gioia di chi non ne può più di fingere trasporto verso il genere umano e lo scambio di punti di vista con i suoi rappresentanti. Il succulento lunch match vede una di fronte all’altra la favorita per la vittoria finale di chi scrive alla mai sottovalutabile Australia. La Francia è tra le superbig del torneo l’unica senza l’obbligo di vincere, come dimostra sul campo della Kazan Arena con i consueti trotterellamenti swaggosi di Paul Pogba. Una certa tendenza al luisenriquismo è palesata anche dalle convocazioni del ct Deschamps, che ha lasciato a casa Lacazette, Benzema e Martial (più Coman e Payet, infortunato): insomma, o sono fortissimi oppure la Serie B, come la Juventus aveva intuito a suo tempo, è la giusta dimensione del soldatino di Bayonne. Dall’altra parte i canguri hanno fatto più fatica del solito a approdare in Russia, raggiunta grazie a uno spareggio di rara insensibilità vinto ai danni della Siria. I tempi di Viduka, Kewell the Jewell e della mezza-truffa di Fabio Grosso, sono archiviati. Per questo vincono les Bleus 4 a 0: apre il perfettamente rasato Griezmann al 12esimo, raddoppia Mpabbe 14 minuti dopo. Nella ripresa (62esimo) ancora Griezmann, e chiude al 78esimo Giroud di testa. Nel mezzo un palo di Juric da Lucerna.
Argentina vs Islanda
Alle 15 altra sfida di abbacinante bellezza. Messi e compagni – schiacciati dal peso del “questa volta non possono proprio sbagliare”, che nemmeno Aurora Ramazzotti al saggio scolastico -, se la vedono contro i vichingi adottati dal pianeta intero. Nonostante l’endorsement della Gazzetta dello Sport, Fabio Volo e il pacco tirato alle terme di Caracalla da Bjork, l’Islanda, reduce da un Europeo sensazionale, continua a riscuotere simpatie. Prima di partire per la Russia, l’allenatore dentista Hallgrimsson aveva perso il pc che conteneva 20 anni delle sue elucubrazioni tattiche (e un paio di ortopanoramiche), ma la tattica dei suoi ragazzi è comunque ben rodata. L’albiceleste, al pari della Francia, ha operato esclusioni eccellenti, solo che ora – mentre Icardi estingue specie animali dal suo safari kenyota – rischia di trovarsi con Pavon titolare, e una difesa cui non sarebbe sano affidarsi nemmeno per il trofeo Birra Moretti. Però, per poter deludere di più dopo, è previsto che i sudamericani inizino bene la competizione. E in effetti Messi segna al 22esimo con un bel girello dal vertice sinistro, poi Aguero e l’uno-due da psicodramma di Finbogasson. Messi chiude sul 3 a 2 nel pieno di un attacco di panico. Il finale con gemellaggio tra i tifosi genera un inedito tango-geyser sound sugli spalti, che dà vita a un instant-Ep dei Gotan Project.
Perù vs Danimarca
Ore 18, Saransk, Repubblica Autonoma dei Mordvini. Siamo già alla nona Beck’s aperta con i denti, dodicesima per i giocatori del Perù in campo, la cui presenza in Russia, al pari di quella dei colleghi danesi, rende bene il sublime che c’è nel gesto suicida compiuto dall’Italia. Perù nazionale del cuore assoluta per questa edizione della Coppa, che ritorna al Mondiale dopo 36 anni spinta dal suo condottiero Guerrero, graziato da una squalifica per doping. Nella Danimarca c’è il portierone del Leicester campione Kasper Schmeichel, ma, purtroppo per il Ct Hareide, il suo cognome è l’unico elemento di continuità con la selezione campione d’Europa nel 1992. Per il resto è avvincente soprattutto la sfida tra le cento sfumature di crestino che abbigliano le cabeze degli andini e i caschetti biondi scandinavi, perfetta sintesi di quell’intreccio tra culture apparentemente inconciliabili che è la magia del Mondiale. Partita davvero noiosa, solo che l’atalantino Cornelius di testa su cross di Eriksen (fenomeno, lui sì) non va oltre l’incrocio dei pali, mentre a 16 dalla fine Jefferson Farfan, che gioca alla Lokomotiv ed è abituato al contesto, fa sognare la nazione che Steven Tyler si è pippato.
Croazia vs Nigeria
Croazia-Nigeria, un concentrato di anni ’90 come neanche Nicola Savino saprebbe concepirlo, chiude alla grande la terza giornata e il primo turno del gruppo D, che si candida come il più avvincente in assoluto. Fischio di inizio alle 21 e già dei dirigenti interisti stanno contando le plusvalenze che il tocco nel cerchio di centrocampo permetterà loro di guadagnare. I balcanici sono una gran bella squadra, con tanti “italiani” in campo a cercare di smorzare il talento di Modric e Rakitic; le Super Eagles africane rispondono con un mix di emigranti del pallone, finiti chissà come a divorare corsie laterali chi a Tianjin e chi in Turchia. Apre Mandzukic di gomitata, poi raddoppia di calcio negli stinchi su assist di uno straripante Perisic (nel frattempo offerto a 16 squadre via chat di WhatsApp). Rakitic da fuori area fa 3 a 0 al 55esimo e chiude i conti, a quel punto entra Kalinic e la Nigeria esce dal campo, non accettando la provocazione.