Costa Rica-Serbia
Senza l’Olanda al Mondiale, e in mancanza di un vero erede internazionale di Marco Materazzi (anche se Sergio Ramos ce la mette tutta), uno dei match che più promette scene di malaffare, inseguimenti negli spogliatoi, minacce all’arbitro e face-off in stile “ora d’aria a Rebibbia” è senza dubbio Costa Rica-Serbia. In caso di bailamme, noi mettiamo i nostri soldi (e consigliamo di mettere anche i vostri) sui nerboruti balcanici, che hanno dalla loro – oltre a sguardi di ghiaccio e palmi di mani come badili – il giusto mix tra veterani rotti a tutte le esperienze (i difensori Antonio Rukavina, Branislav Ivanovic e Aleksandar Kolarov) e giovanotti di belle speranze, come Nikola Milenkovic della Fiorentina, Andrija Zivkovic del Benifica, e soprattutto Sergej Milinkovic-Savic, “Il sergente” come lo chiamano alla Lazio, dove nel corso della stagione appena conclusa è diventato oggetto del desiderio di metà dei top team europei. Ma occhio perché il Costa Rica, che non ha nessuna voglia di attaccare e punta tutto sul contropiede, ha tra le sue fila gentiluomini del calibro di Johnny Acosta (all’ultima occasione per menare le mani in campo internazionale) e Giancarlo “Pipo” Gonzalez del Bologna, che quando è in patria si rilassa tornando a fare l’ultrà per la LD Alajuelense. Per non parlare della sicurezza che infonde un portierone come Keylor Navas, fresco di Champions con il Real. Secondo noi, quindi, c’è spazio anche per un po’ di gloria costaricense, con una galoppata a sorpresa di Ian Smith, talento 20enne che gioca nel Norrkoping, in Svezia. Risultato finale: Serbia 3-Costa Rica 1 (Tabellino: doppietta di Milinkovic-Savic, pareggio di Smith, chiude i conti Nemanja Matic. Quattro ammoniti per parte, espulso Johnny Acosta per rito satanico al 40° del secondo tempo).
Germania-Messico
A uno verrebbe da tifare Germania solo per fare incazzare il nostro attuale “governo del cambiamento”, e tutti quelli che lo supportano. Tra le favorite del torneo, la Germania sembra il solito giusto mix tra esperienza (Neuer, Khedira, Hummels, Kroos, Mueller, Reus) e fresco talento (Joshua Kimmich, Julian Brandt, e soprattutto l’attaccante Timo Warner). Ma visto che il vento della ragione di questi tempi sembra soffiare dalla parte contraria, noi diamo per sicura la vittoria del Messico: 2-0 per loro. Il reparto offensivo centramericano non perdona: oltre a Javier Hernandez, un po’ in declino ma sempre a segno ai Mondiali (forse non tutti sanno che: anche suo padre e suo nonno parteciparono alla Coppa del mondo), è soprattutto grazie al gioiellino del PSV Eindhoven, l’ala Hirving Lozano, se la perfida ed eurocentrica Cermania oggi sarà sconfitta. Lozano ha 22 anni, e di lui si ricorda il memorabile esordio nel campionato messicano, quattro anni fa, per due motivi: era appena diventato padre, e aveva segnato nel giro di cinque minuti. Porta con orgoglio un bellissimo soprannome, “Chucky” – sì, proprio come la bambola assassina dell’omonima serie di film horror: pare avesse l’abitudine di nascondersi sotto i letti dei compagni di squadra per farli spaventare. Menzione d’onore al coach tedesco Joachim Low, al timone dal 2006 (immaginate una cosa del genere, in Italia?) sempre elegantissimo anche nella sconfitta. Tuttavia, constatiamo con rammarico che la battaglia contro il vizietto delle dita nel naso non è ancora vinta.
Brasile-Svizzera
Il Brasile sembra sempre minore della somma delle sue parti, e brucia ancora (di dolore, per loro, di piacere, per il resto del mondo) il ricordo della scoppola 1-7 contro la Germania, quattro anni fa. Per questo noi vi invitiamo a scommettere tutti i vostri averi su una vittoria della Svizzera, certi che sotto l’organizzazione del sergente di ferro Vladimir Petkovic sapranno impostare la partita nel modo più marziale possibile, contro il narcisismo di Neymar & soci. Del resto, l’infortunio di Dani Alves ha privato i carioca del loro naturale leader da spogliatoio, mentre gli elvetici hanno il loro terzino carismatico in Stephen Lichtsteiner, che a 34 anni è appena passato dalla Juventus all’Arsenal, dove è arrivato a parametro zero. L’incontro? Dopo una mezzora di sterile calcio bailado da parte dei brasiliani, inizia la tonnara da parte elvetica, guidata dal baricentro bassissimo di Xerdhan Shaqiri, che viene ammonito per togliersi la maglia dopo il primo gol, rivelando una canotta con dedica a Roberto Mancini (qualcuno sospetta un’ironia, poi ci si ricorda che si tratta della Svizzera, e resta la perplessità). Quindi, a segno: Ricardo Rodriguez, che dedica il gol al presidente del Milan, Mr. Li; Breel Embolo, che dedica il gol all’amico Roger Federer e a Konstantinos Stafylidis, il giocatore dell’Augsburg che gli ha rotto caviglia, perone e legamenti durante uno scontro nel 2016; ancora Shaqiri; Lichtsteiner, che dedica il gol ad Andrea Agnelli; Gabriel Jesus per il Brasile, che polemicamente dedica il gol “a quel veneziano di Neymar”; Valon Behrami, che dedica il gol alla Dacia Duster che l’Udinese gli ha regalato, e che gli piace tantissimo; e infine il portiere svizzero Yann Sommer che, durante un calcio d’angolo per la Svizzera al terzo minuto di recupero del secondo tempo, corre nell’area del Brasile incurante dello sguardo assassino di Petkovic e segna di testa, sancendo l’umiliazione brasiliana e l’apoteosi elvetica; dedica il gol al suo allenatore, senza sapere che questi lo ha già bandito per sempre dalla nazionale per insubordinazione. Insomma, la storia si ripete sempre in forma di farsa, e il match finisce 7-1 per la Svizzera, per lo shock dei brasiliani che non si riprenderanno più e finiranno il girone quarti, addirittura dopo il Costa Rica.