Dopo Milano, Padova. Diciotto ore senza botte, e ora Firenze. Con lo spettacolo venerdì sera al Forum di Assago è iniziato il tour de force italiano della WWE, che ieri sera ha portato il suo enorme carrozzone in Veneto, prima della chiusura domenica pomeriggio al Mandela Forum. Tre spettacoli in tre giorni, con in mezzo eventi, interviste e incontri con i fan per Smackdown, uno dei due grandi show prodotti dalla federazione di Stamford, in Connecticut.
Gli appassionati ancora per una sera potranno assistere al match per il titolo tra il campione Jinder Mahal, gigante canadese di origini indiane, Aj Styles, veterano della disciplina, e Shinsuke Nakamura. Classe 1980, è uno degli atleti più spettacolari del circuito. Ha esordito a inizio 2016 nella WWE, da aprile è tra i lottatori più in vista di Smackdown, grazie alle proprie acrobazie, perfezionate durante gli anni passati nella NJPW, la federazione del wrestling giapponese, e i match combattuti nelle arti marziali miste.
«Prendo spunto dalla MMA e da altre discipline, devo molto al judo, che nel mio Paese si impara sin da bambini a scuola. Nel wrestling made in Usa, però, c’è qualcosa di più: lo show. Bisogna “mostrare” al meglio le proprie mosse, fare spettacolo», racconta Nakamura, intervistato a margine dell’evento milanese.
«Il mio stile di combattimento è definito Strong Style, e ritengo sia influenzato da ogni forma di arte e da ogni evento con cui sono entrato in contatto nella mia vita: anche la danza. Il pioniere del wrestling giapponese, Antonio Inoki, ha dato a tutti noi il suo esempio: lui non insegnava le mosse migliori da fare sul ring, ma insegnava come mostrare al meglio le proprie emozioni, come trovare il proprio stile personale». Tra le sue principali influenze, oltre a Inoki, cita «i ninja e Jackie Chan». Ma a fargli decidere di diventare un wrestler fu «la prima volta che vide uno show della federazione giapponese in tv: indimenticabile».
Altro match in programma nel tour italiano, oltre a quello dei tag team, con i campioni Usos, quello che vedrà impegnato il leggendario Randy Orton ce Rusev. Nato nel 1985 in Bulgaria, quest’ultimo è tra i pochi atleti europei della WWE, in cui è entrato nel 2010, fino al titolo di campione americano e all’accesa rivalità con John Cena. «Il wrestling europeo è molto tecnico, quello americano è tutta un’altra disciplina. E poi, oltre l’oceano, si combatte davanti a migliaia di persone, che non è un dettaglio. Ho iniziato a combattere grazie al mito di Hulk Hogan, l’uomo che da ragazzino, fanatico dei film americani di “botte”, mi ha fatto sognare di diventare un wrestler. Lo sentivo gridare “USA” e volevo diventare come lui, raggiungere quel posto lontano e dorato e lottare. Ma l’atleta da cui ho imparato di più credo che sia Umaga» spiega.
«La vita del wrestler non è semplice. Siamo sempre in giro, è difficile, ma fondamentale, mantenere abitudini alimentari sane, si sta poco con la famiglia – anche se io sono fortunato perché mia moglie è parte del mio team. Per allenarsi e tenere alta la concentrazione ciascuno di noi fa ciò che preferisce: c’è chi tira di boxe, chi fa MMA, chi gioca a basket. Il wrestling non è uno sport, è uno stile di vita», aggiunge Rusev. Che alla domanda sulla sua musica preferita risponde: «Ascolto di tutto: dai Prodigy alle sigle dei cartoni Disney, Aladin o Il re leone. Oppure Alanis Morisette».
Sul ring del Forum di Assago, così come lo sarà dei match di Padova e Firenze, anche le divas, le donne del wrestling, da anni sempre più protagoniste della federazione Tra loro, impeganta in un handicap match con Naomi e Becky Linch contro Natalya, Carmella, Tamina e Lana, c’è Charlotte Flair, non una qualunque. È la figlia di Ric Flair, la più grande leggenda della WWE. Ha esordito solo nel 2012 nella federazione, ma ha già vinto cinque volte il titolo del mondo, divenendo così una delle più vincenti della storia del wrestling.
«Porto avanti l’eredità di mio padre, certamente, ma ancora di più il sogno del mio fratellino (Reid, morto nel 2014 a 24 anni, ndr). Il mio obiettivo? Diventare la wrestler più famosa di tutti i tempi, nulla di meno, a cominciare dal prossimo Wrestlemania», dice. «Con il Mae Young Classic, torneo femminile dello scorso luglio in Florida, abbiamo radunato 32 lottatrici tra le più forti da tutto il mondo per mostrare le proprie abilità. Abbiamo dimostrato quanto le donne siano importanti nel mondo della WWE, e quanto ancora il movimento femminile possa crescere. Ma abbiamo già delle storyline importanti sia a Raw che a Smackdown: siamo già importanti quanto i maschi».
La tournée italiana è stata anche l’occasione per un nuovo lancio di WWE 2K18, il videogioco dedicato all’universo del Wrestling della 2K Sports, disponibile per PlayStation4, Xbox One, PC e, per la prima volta, anche su Nintendo Switch. Oltre all’edizione normale, sono disponibili anche due edizioni limitate del gioco.
A dilettarsi con i pad anche gli atleti. «Quando gioco scelgo sempre Nakamura, ma spesso non è disponibile perché è troppo forte», scherza, per prendere in giro il collega, vicino a lui. «Con me stesso mi cimento solo quando sono da solo, oppure vado su leggende come Stone Cold. 2K18 è eccezionale, la giocabilità è pazzesca».
«Oggi le donne sono centrali anche nel videogame, il roster femminile nell’ultima versione del gioco è il più esteso di sempre. Amo il mio personaggio nel gioco, è straordinario. Ma mi piace utilizzare tutte le ragazze, perché è incredibile la somiglianza tra i personaggi e le originali. Penso a Becky o a Bailey, quanto è perfetta la ricostruzione del suo movimento a salire sulla corda più alta per poi esibirsi nel suo “elbow drop”, e poi l’arena di Orlando, le canzoni: è così realistico. Il mio maschile personaggio? Aj Styles, al momento».