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Sostenibilità - Berlin is still the future
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Un politico francese disse ***Parigi è sempre Parigi, e Berlino non è mai Berlino
La città è condannata sempre a diventare, e mai a essere. È come la natura in cui è immersa, mutevole e sufficiente a se stessa. Ma da quella stessa natura Berlino ha appreso l’abilità che ne hanno fatto una delle città più green del mondo: quella di cambiare continuamente senza sprecarsi mai.

Fu una necessità di vita, all’inizio. Dopo la prima guerra mondiale, gli abitanti della capitale si ritrovarono isolati dal resto della Germania. E si precipitarono a proteggere gli spazi verdi, diventati fonti preziosissime di cibo e materiali. In tutta la città sorsero orti sociali, imprescindibili sistemi di sopravvivenza per le comunità.

Dopo la seconda guerra mondiale anche i berlinesi più ricchi iniziarono a cucirsi i propri vestiti, a comprare abiti usati e a riciclare. Nulla doveva essere sprecato o abbandonato: doveva solo essere reso più bello ed ecosostenibile. Uno schiaffo bellissimo alla tragedia passata.

I berlinesi hanno preso l’aeroporto di Tempelhof tanto voluto da Hitler e ne hanno fatto un enorme parco in cui andare a fare il picnic la domenica. Hanno ristrutturato i vecchi confini attorno al Muro e le linee ferroviarie, facendone installazioni a cielo aperto in cui strutture industriali si intrecciano a paesaggi forestali. Hanno ricostruito il Reichstag incendiato dai nazisti nel ’33 e ne hanno fatto il Parlamento più green del mondo, l’unico autosufficiente dal punto di vista energetico.

Di più: hanno reso la loro città la porta d’accesso in Europa di un cool-ambientalismo, attento al godimento stesso offerto dalle pratiche del riciclo e del non spreco. È un ambientalismo fashion, quello di Berlino. La città è piena di negozi di moda che espongono capi ecosostenibili. All’ultima Fashion week ha riservato un hub solo ed esclusivamente ai vestiti ecologici, dalle scarpe prodotte con latte riciclato alle borse fatte con buccia di mela.

Sempre tra le strade dove un tempo i sopravvissuti alla guerra si aggiravano raccattando cibo non avariato, ha visto sorgere Original Unverpack, il supermercato a zero sprechi: al suo interno ci sono solo prodotti originali non imballati che vengono venduti a peso o a litro. Le confezioni (ovviamente riusabili come barattoli di vetro o cesti di vimini) sono portate dal consumatore. Un po’ più lontano c’è la Korkenzieher Haus, letteralmente la “Casa cavatappi”: un’abitazione di 320 mq rivestita in sughero riciclato. E c’è Ufa Fabrik, una comune ecologica dotata di fattoria urbana, negozi di alimenti bio e un sistema per la produzione e il recupero dell’energia.

Oggi la città vanta 2.500 spazi verdi, gli incentivi più forti al riciclo (25 centesimi per bottiglia), la riduzione più grande delle emissioni (-30% negli ultimi trent’anni) e l’obiettivo tra i più ambiziosi: diventare una capitale a impatto zero entro il 2050.

Vuole cambiare sempre, Berlino, senza buttarsi mai.

capitoli:

01. musica

mobilità .02

03. arte

Opel